mercoledì 24 aprile 2013

Edificio E17A - Cose che ricordo del passato 7




I festeggiamenti per i cinquant'anni del mio amico Angelo, residente a Bologna. Ci invitò alla festa contemplando nell'invito anche il soggiorno nell'albergo del Circolo Ufficiali. Io e Filippo eravamo divertiti dalla festa che comprendeva, tra i vari momenti, anche l'arrivo a sorpresa di un amico cubano da tempo assente dalla città. Il poveretto si prestò di buon grado a quell'ingresso teatrale, ma dovette passare buona parte della serata fuori tremando di freddo.

Il prete che mi corteggiò per tutta la sera, in un albergo di Milazzo. Lui lavorava per un importante giornale del Vaticano. Giusto per non fare nomi... Civiltà Cattolica. Durante la cena, indifferente alla presenza di tanti miei amici, mi corteggiava e allungava la sua gamba verso di me. Vero è che l'albergo Rosa era frequentato quasi esclusivamente da omosessuali. Ma lui fu sfacciatissimo. Mi propose ufficialmente un bagno in mare intorno a mezza notte. Perché i preti e la verità non sono compatibili? Il bagno in mare servì solo per sciacquarci con l'acqua salata.

Scrivevo usando una macchina per scrivere. Una rossa Valentina della Olivetti. Comodo strumento per me che ho una calligrafia illeggibile. La usavo spesso per scribacchiare o per rispondere alle lettere dei miei genitori o di qualche amico. Non ricordo cosa stessi scrivendo. Ricordo il movimento della tendina vicino alla finestra. Poi da lassù spuntò un topolino. Il terrore mi immobilizzò davanti alla rossa Valentina. Non riuscivo a muovermi per niente, mentre lui si faceva una passeggiata lungo lo stucco di gesso. Andata e ritorno. Poi di nuovo la tendina fu scossa come da un venticello. Infine sparì, lasciandomi nel panico e facendomi passare una notte insonne.

Una mattinata con le mie nipoti, Valeria e Marianna. Loro così piccole, con me a villa Giulia. Io le fotografavo. Loro, due pazze felici di potersi scatenate in lungo e largo per la villa. Con loro mi sono divertito. Forse più di loro.

Non potevamo perderlo. Allora abbiamo saltato la scuola. Ci sentivamo quasi banditi. Non andare a scuola l'ultimo anno di terza media. Ma come facevamo a perderci il film. Dopo tanto tempo finalmente lo avevano distribuito. E noi avevamo l'occasione di vederlo. “Help” dei Beatles. Noi lo abbiamo visto.


Men”. Nel 67-68 compravo questa rivista per soli uomini. Sì, quella dove in copertina c'era sempre una ragazze con le tette di fuori, quasi sempre di dimensioni fuori dal comune. Stampato in bianco e nero su carta scadente, con la parte destra della pagina seghettata. Di tutta la rivista, mi piacevano le pagine con l'editoriale e le lettere al direttore. L'altra era una rubrica di posta tenuta da Jo Stajano, dedicata espressamente a lettere di omosessuali. Le altre pagine erano inutili. Fu da questo giornale che nacque l'incontro con Luciano Massimo Consoli.


Il maggiolino verde di Boris. La macchina che possedeva quando lo conobbi. Le altre non le ricordo. Sarà perché con il maggiolino non gli vidi fare mai quello che fece con altre auto. Boris quando era in difficoltà non accettava né consigli né tanto meno critiche. Come dirgli di non fare un sorpasso in una curva cieca mentre stava per farlo? Non gli dissi nulla. Quando vidi che dalla parte opposta stava arrivando un camion, chiusi gli occhi e puntai i piedi.

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