lunedì 30 aprile 2007

I Maestri del colore: Coubert

Les demosoiselles au bord de la Seine” (part.) di Gustave Coubert (1818-1877)

giovedì 26 aprile 2007

Ancora Umberto


Un casino di rose e fiori con lui. Dei suoi limiti riusciva a farne pregi, con ingenuità disarmante. Era piacevole stare insieme, riusciva a superare anche lo scoglio del saper ascoltare. Mi sembrava quasi strano trovarlo accanto e in sintonia. Lui era amico e amante, ma vero amico in fondo.
Mitico, nel ricordo, un viaggio da Milano a Roma con un pulmino, io e lui da soli. Storie che da semplici ricordi, ora con il tempo si sono trasformati nella storia di un periodo. Il tragitto lungo e tortuoso passava da Padova, Bologna, Pistoia, Firenze, Roma. Ma per me farlo in pochi giorni fu meraviglioso. On the road...Oh yeahh.
Ci si nutriva di cibo spazzatura comprato a caro prezzo nei vari autogrill. Era un viaggio di lavoro per la distribuzione. Io mi ero allontanato per una settimana dalla comunità dove lavoravo. Ero partito con Umberto per lavoro. Io solo non riuscivo a crederci e non solo quando ci ritrovavamo distesi su pile di Re Nudo e Rosso.
Nel lungo viaggio fra le persone che si incontravano, ogni tanto si parlava di Ultimo Tango a Parigi, film uscito da poco. Una volta qualcuno fece una battuta sulla famosa scena del burro. Umberto non capì la battuta, perché non aveva visto il film. Sinteticamente gli feci capire in cosa consisteva lo scandalo del film.
Non se ne parlo più fino al ritorno a Milano. Una sera eccezionalmente ebbi l'onore di cenare a casa sua. O meglio a casa dei suoi che momentaneamente non c'erano. E lì ritorno il burro, prima come argomento di curiosità, poi come lubrificante da provare.

lunedì 23 aprile 2007

I Maestri del colore: Delacroix

Cavalli che escono dal mare” (part.) di Eugène Delacroix (1798-1863)

sabato 21 aprile 2007

Umberto


Questo post è dedicato alla curiosità insaziabile di un tifoso del Palermo”


L'unica porta aperta, arrivato a Milano, fu Umberto. Illuso dalla carta, pensavo che il mondo dell'underground fosse molto disponibile. Invece si comportò come il resto della città. Tranne Umberto.
Anni settanta, mi trovavo in città per il servizio civile. Servizio che svolsi nel gruppo di Don Gino Rigoldi, ci si occuppava perlopiù di ragazzi che entravano e uscivano dal carcere minorile.
Umberto distribuiva diverse riviste e libri legati al movimento. Una bella persona in tutti i sensi, tanto che iniziai a fargli la corte quando frequentavo la distribuzione. Gli davo una mano a sistemare pacchi di riviste, appena consegnate dall'editore, negli scaffali di metallo dell'ufficio. In un secondo tempo diventò un quasi lavoro. Mi occupavo degli ordini delle varie librerie sparse in Italia.
Ci guadagnavo qualcosa, ma avrei anche pagato per lavorare in quel posto.Anche, ma non solo, per la presenza di Umberto
Il locale era diviso con la CISL, vi era in comune solo il gabinetto. Non so quali problemi sorsero e ad un certo momento i locali furono separati. La distribuzione restò senza il bagno, per cui quando il sindacato era chiuso, si ricorreva ad un bottiglione nascosto in un angolo.
Qualche volta ci si incontrava la domenica pomeriggio e chiaccheravamo per ore. Mi parlava del suo rifiuto a un contratto che lo avrebbe riempito di soldi, molti soldi, ma legandolo ad un lavoro che non riteneva gratificante. Della scelta di utilizzare il nome della vecchia azienda, ISAT, per mettere su una distribuzione di materiale prodotto dal movimento. Quasi una beffa nei confronti del vecchio lavoro.
Una volta mi raccontò una sua avventura con uno dei suoi amati sbarbatelli. Arrivato alla fine mi chiese “A te che tipi piacciono?”, come facevo a non dirgli “Quelli come te”?.
Credo che da quel momento cominciò a prendere forma nella sua mente l'ipotesi che si poteva provare a farlo.
E avvenne un pomeriggio di una fredda domenica, sdraiti per terra su un cartone. Tutto cominciò chiaccherando, con la testa che piano piano cade sulla spalla dell'altro. Il mio braccio che non trovava la posizione giusta raggiunse la pace sul suo petto. Le parole diventarono bisbigli, e gli occhi si trovarono. E lui a cercare di convincermi, che in fondo anche Milano a modo suo sa essere una città accogliente.







giovedì 19 aprile 2007

Bacio


A Pisa frequentavo soprattutto due cinema. Quello vicino alla stazione centrale con accanto la mensa ferroviaria dove ogni tanto pranzavo. L'altro era un cinema d'essai. Non capivo che volesse dire quella definizione. E ancora oggi ho qualche dubbio sull'accento. Ben presto capii che i film proiettati in quel locale erano quelli che gradivo di più. Lì incontrai Bunuel, Polansky, Ferreri e la fantascienza. Frequentavo spesso il cinema quando ero libero dal lavoro di cuoco (esattamente dovrei dire comì di cucina, aiutante). Anche perchè qualche volta ci scappava un incontro. Questo cinema si trovava a pochi metri dalla piazzetta Garibaldi dove, nel bar, incontravo i compagni del circolo anarchico.

Non ricordo come avvenne l'incontro, ricordo il suo viso che si avvicinava al mio. E poi due labbra che si posavano sulle mie.

L'ambiente del cinema era vario. Spesso frequentato dai compagni del movimento extra-parlamentare, il pubblico variava a secondo della programmazione. Io mi godevo sia i film di fantascienza sia film come La Via Lattea o L'Angelo Sterminatore. Anche se devo dire che Cul-de-sac di Polansky non l'ho mai capito.
Era anche un rifugio, il cinema. Qualche volta risposta ad una giornata vuota, libera dal lavoro. I primi tempi che lavoravo a Pisa i giorni liberi li passavo gironzolando per la città. C'era il bar dove facevo un paio di partite a flipper. La libreria Mondadori dove passavo ore, e qualche volta mi ritrovavo ad indicare io ad un cliente dove poteva trovare il titolo che cercava. Pomeriggio quasi sempre al cinema. Cena spesso con pizza, o cecina, che consisteva in farina di ceci sciolta in acqua e cotta, come la pizza, al forno: una mala panella.
O sfinito mi ritiravo, o si pensava ad un'altro film da vedere.
In uno di questi giorni incontrai il mio primo appassionato bacio.

In tuta blu, in un cinema d'essai pisano, arrivò, bruno, il primo bacio. Momento dolcissimo di un diciasettenne palermitano scappato di casa. Un giro di testa, e gambe molli, dentro un cesso. Un incancellabile ricordo. Con una seicento mi portò via da lì. In mezzo ad un campo di viti, con sassi che si affondavano nei fianchi, riprovammo a manifestare nell'atto il ricordo.

sabato 14 aprile 2007

I Maestri del colore: Constable



La fattoria Glebe” di John Constable (1776-1837)

martedì 10 aprile 2007

L'anima della parola




All’inizio fu il verbo. Non la parola, il verbo, il suono. Dall’assenza al suono.
Non so come iniziò, forse bisogno irreprimibile di essere. Mi piace pensarlo
come un dono. Poi fu la parola e Babele. La parola è si suono ma anche menzogna. La dualità della parola/suono spesso non riusciamo a coglierla e ci confondiamo perchè pensiamo che la parola sia sempre verità. La parola invece per sua natura cela qualcosa che non dice. La parola non svela, camuffa. Il suono è l’essenza legata al suono primordiale. E’ l’anima della parola, la parte invisibile e profonda.




domenica 1 aprile 2007

I Maestri del colore: Carrà



San Gaudenzio di Varallo” di Carlo Carrà (1881-1966)