martedì 23 aprile 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 6




I Talking Heads a Palermo. Non potevo mancare. Insieme a Dino, Franca e altri amici, eravamo felicissimi di aver trovato i biglietti. Il concerto era allo stadio della Favorita, come si chiamava allora. Ci siamo ritrovati come animali in gabbia tra una selva di transenne, il palco quasi al centro del campo da calcio. Una separazione rigorosa tra noi pubblico e il gruppo in concerto. Gli stessi Talking Heads sembravano patire la distanza. Un concerto rovinato da un eccesso di misure di sicurezza.
Cazzoni.

Il mio maestro della scuola elementare. Ne ho avuto anche un altro. Quello che con un colpo di bacchetta mi procurò una ferita alla testa. Per me, il mio maestro era - non vorrei sbagliare il nome - Romeo. Robusto, faccia tonda. Capelli pettinati all'indietro. Unti con la brillantina. Come tutti i maestri, indossava giacca e cravatta. Era un tipo buono e comprensivo. Con lui amavo studiare. Con l'altro diventai cattivo.

Il bacio più eccitante. Dato nella sala centrale del Banco di Sicilia. Davanti a tutti, lui fece un gioco di prestigio. Per cominciare mi baciò sulle guance. Nel passaggio da una guancia all'altra passò velocemente dalla mia bocca.

Stavo iniziando una relazione con W. Lui (per il solo fatto di aver scritto questa lettera puntata, s'incazzerebbe) aveva un comportamento strano e un po' ossessivo. La voleva sempre vinta, altrimenti si sentiva male o addirittura perdeva i sensi. Io lo sapevo che recitava. Per questo la soddisfazione fu maggiore quando lo schiaffeggiai dopo uno dei tanti svenimenti. Due schiaffi ben assestati. I primi e gli ultimi che ho dato.

Il buco di Ostia. Una spiaggia frequentata prevalentemente da gay e nudisti. Metà anni ottanta. Per la prima volta in spiaggia non usai il costume. E non era male.

Lei, femminista della prima ora. Usava il suo seno per sbatterlo sotto il naso a tutti quelli a cui voleva chiedere qualcosa. Volle gestire una libreria alternativa, impegnandosi il meno possibile. Portò la libreria al fallimento, giustificando le sue mancanze con la scusa di doversi prendere cura della sorella disabile, peraltro sempre sola e – per sua fortuna - autosufficiente. Scappò fregando soldi a tutti quelli che aveva conosciuto. Padrona di casa, proprietario del negozio, distributori. Senza scartare tutti quelli che le avevano dato fiducia. Anche me.
Credevo fosse una compagna. Invece era solo una troia.

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