lunedì 31 dicembre 2007

I Maestri del colore: Friedrich


Uomo e donna in contemplazione della luna” (particolare) opera di Caspar David Friedrich (1774-1840)

venerdì 28 dicembre 2007

Babbo Natale non porta carbone


Hanno traumatizzato Babbo Natale. Ho cercato di avvertirlo. Nell'aria c'era sentore di punizione per Carletto. Pensavo avesse capito la dritta che gli avevo dato. Mi aveva pure risposto: “Babbo Natale non porta carbone”. Fra un boccone e l'altro mentre cenavamo.
Vero è che lui era già arrivato nervoso. Tutto un brontolare e sbattere. E nulla che andasse bene. Neanche il cappello del costume. Troppo stretto, troppo stretto. Maledicendo la “lavandaia” che non gli aveva procurato un cappello nuovo e più grande.
Nemmeno quando gli fu consegnato il cappello finalmente più grande riuscì a calmarsi. Questa la premessa.
Giunta l'ora prestabilita comincia a indossare il costume rosso. Guardandosi allo specchio e brontolando. Chinando la testa una volta a destra e una a sinistra. Brontolando.
Manca la cintura. Proviamo a sostituirla con una sciarpa rossa, niente non va. Senza cintura. Davanti alla porta mi fa un segno di saluto e se ne va.
Mi verso qualcosa da bere e mi rilasso in attesa del suo ritorno.
Torna con il classico panettone donatogli. Lo sbatte sul tavolo e mi dice: “Mi hanno usato”. E comincia a raccontare: mi hanno usato capisci? hanno rovinato il Natale e tradito lo spirito di Babbo Natale che non porta carbone la befana porta il carbone non babbo natale come si fa? appena entrato mi hanno messo in mano un sacchetto che ho scoperto dopo vedendo Carletto scappare e rifiutarlo era carbone un sacchetto di carbone da consegnare a Carletto gli hanno rovinato il Natale non si fa così non si fa così ma come si può? mi hanno usato e volevano pure che dicessi a tutta la famiglia che il fratellino più piccolo è il più bravo ma io ho afferrato il panettone e ho augurato a tutti Buon Natale e me ne sono andato sono veramente fuori di me.
Tutto detto quasi senza tirare fiato. Con una faccia visibilmente esterefatta. Aprii la confezione del panettone. Gliene porsi una fetta con un biccherino di Marsala. Si sedette sul divano e iniziò a mangiare. Non facendo caso alle briciole che andava seminando. Intervallando ogni tanto con un “Babbo Natale non porta carbone”.
Se lo dice lui ci si può credere. Ma la verità è che ogni anno questa storia gli ha rotto. Ne farebbe volentieri a meno. Stare sveglio fino a tardi per portare degli stupidi regali ad altrettanti arroganti mocciosi. Prigioniero di una tradizione che non sopporta fin dall'inizio. Babbo Natale non ne può pìù. Capitelo, è un incarico stressante.
Ho controllato. Il costume lo ha riposto con cura nello stesso sacchetto dell'anno scorso. Adesso basta lasciarlo un pò in pace.
Credo che fra un anno lo rifarà. Malvolentieri ma lo rifarà. Lui è buono, non può non esserlo. Dopo tutto è sempre Babbo Natale.

venerdì 21 dicembre 2007

I Maestri del colore: Fragonard

L'amante incoronato” (particolare) opera di Jean Honoré Fragonard (1732-1806)

mercoledì 19 dicembre 2007

La vanità di una fettina di zenzero


Brividi per una notte. Non riuscire ad associarli alla febbre. Il giorno dopo al lavoro ancora brividi, fino alla decisione di buttare la spugna e andarmene a casa. La consapevolezza della febbre. A letto vengo assalito da deliri e pensieri ossessivi. Qualcosa che avrei dovuto fare e che non capivo. Poi di nuovo e di nuovo. Non trovare la posizione comoda a letto. I muscoli a pezzi. Ognuno di loro manda il suo segnale di dolore. Quelle pillole funzionano e sudo tutto il letto, penso che potrei disidratarmi. Bevo per dovere e paura. Dal delirio, e questo ne fa parte, nasce di tutto. L'occhio dell'universo con quella scintilla sfuggente. Guardato direttamente e staccato dal corpo lo attraverso. Lì ho visto un tizio che diceva avrebbe voluto avere le palle di un papa in mano per estorcergli una qualche verità. Il sudore inumidisce tutto, un piccolo sollievo è un angolino asciutto. Tre magliette cambiate, fra brividi e tremori. Quattro le cose di cui prendere nota. Ripetute fino alla noia. Avrei bevuto come un cammello, ma già dopo un bicchiere d'acqua mi sentivo nauseato. Il mio pene che si ritirava a dimensioni ridicole. Nausea solo a sentire parlare di cibo.Poi finalmente cessa la febbre. Debilitato ma fresco. Prima notte con lenzuole pulite. Goduria. Comincio a leggere “Neven” di Joe Sacco. Chiudo gli occhi e non ho sonno.Via con la luce che ti scoppia dietro le palpebre. Guizzi caleidoscopici. Guardi dove sembra ci sia un luce simile ad una stella e da lì si diramano altre luci più o meno colorate. Poi il gioco, muovendo gli occhi posso modellare le forme. Pennellate nel buio. E poi basta, voglio dormire. Il suono prolungato di un clacson proveniente da fuori mi scuote. Voglio dormire! Cazzo però se è prolungato. Poi rumori sordi e qualcuno che si lamenta. Il clacson comincia a perdere intesità fino a cessare. Urli di Peppuccio ad allietare la nottata. Non resta che alzarmi e farmi una tisana. La gatta mi guarda perplessa con i suoi occhi spalancati. Mi piacerebbe sentire la sua versione. L'acqua bolle.
Passiflora, melissa, tiglio e la vanità di una fettina di zenzero.





sabato 8 dicembre 2007

Nessuno è venuto a trovarci

Nessuno è venuto a trovarci
e tanto meno a salvarci
che poi non ce n'era bisogno
Per paura e sbigottimento
chinato il capo
sognato e creato
Il cuore si voleva alleviare
le mani non far sudare
giusto una bugia
creando speranza
La sofferenza del fardello
china
a volte spezza
schiene dritte
Una pietra al giorno
fa tenere lo sguardo basso
dimenticando le stelle
Poi tutto si è perso
dentro un incubo
preso per vero
qualcuno è venuto a trovarci
e salvarci
Sono io
carne e paura
a tenere il segreto della bugia
che ti può alleviare il sentiero
Dio è un passamano
in una strada in salita
Nessuno è venuto a trovarci
e tanto meno a salvarci
eravamo solo un pò
storditi e impauriti