sabato 30 dicembre 2006

Tu cosa ti compri di migliore?


Un detto popolare sottolinea che chi fa un certo mestiere difficilmente godrà della propria arte. Indica il ciabbattino che cammina con le scarpe rotte e il sarto che porta i pantaloni bucati. Mi hanno sempre incuriosito i motti e detti popolari e alcuni più degli altri. In coda alla posta o in banca, ma anche dal dentista, se non ho nulla da leggere arrovello la mente cercando di ricordare un proverbio, possibilmente in dialetto, e magari farci delle varianti. O modificando il finale come in “Ci vuoli 'u viantu rintra a chiasa, ma no ca sannu a stutari i cannili” sostituendo l'ultima parola con “parrini”. In un certo senso quasi un rafforzzativo del senso di spegnimento.

U scarparu chi scarpi spunnati e u custuriari chi cavusi scusuti” la lista delle persone conosciute che rientrano nel genere si allarga su tutti . Anche su i poeti, senza amore.

Raggrumatore di sensazioni d'amore, spesso lo vedo andare a casa solo e come Dè Andrè all'oste vorrei chiedergli...

e tu cosa ti compri di migliore?


giovedì 28 dicembre 2006

I Maestri del colore: El Greco




Giocare con l'arte non ha mai smesso di appassionare. Io con una guida ai “Cento maestri del colore” ho rifatto buona parte dell'arte. Uno alla volta verranno presentati questi maestri corretti.Iniziamo con Domenico Theotocopulos (1541-1614) meglio conosciuto come El Greco. Veduta di Toledo opera realizzata intorno al 1614.

martedì 26 dicembre 2006

Inizio


Posare la prima pietra è sempre difficile. Come partire senza meta o dire ti amo alla persona che hai scelto.
Dicevo, una volta, a chi mi chiedeva se avessi frequentato l’Università, che non avevo sovrastrutture e mi stavo costruendo a caso. In verità avrei voluto arrivarci ma la vita scelse diversamente. Dovevo percorrere un’altra strada.
Cerco e guardo e seguo i fili che incontro, raccogliendo emozioni come piccoli tesori che mi si stampano dentro. Spesso inciampo, torno indietro, ripercorro strade lasciate interrotte. Qualche volta mi perdo anche.
Mi piacerebbe riuscire a trasmettere il mondo che ha coagulato queste esperienze attraverso un’altra finzione che è “Sade”.
Siamo ricetrasmettitori di piccole emozioni, ci nutriamo di tutto ciò che ci ha preceduto: nulla saremmo o sapremmo senza questo continuo ricevere, riplasmare e trasmettere, in/out, out/in…e siamo quello che siamo.
Piccole sfere impazzite di un grande tesoro.
Mostrerò un mondo di cui mostro e non dico. Mostro l’effetto, ma la causa è troppo tenera per poterne parlare. E voi lo sapete.
Parlo spesso con un poeta, un bastone da passeggio nella mia vita, lui è convinto di appoggiarsi a me.
Vivo vendendo sogni imbustati.
Io sono Sade.

lunedì 18 dicembre 2006