domenica 15 novembre 2009

Il Principe




La voce bassa e impostata. Scandisce ogni singola parola. Il Principe mi ha invitato a cena. Detto da lui ”Questa sera sei invitato a casa mia, a dividere un boccone, porta, vino dolce e biscotti secchi”. Da tempo mi aspettavo un suo invito. Partecipare ad una sua cena fà riscoprire la gioia del palato. La sua cucina mediterranea, con sconfinamenti anche oltre con un retrogusto arabo. Cena in piedi. Siamo una decina di persone. La tavola al centro della stanza è imbandita. “No, il bicchere di plastica! quello è solo per l'acqua. Per il vino usa quello di vetro”. Dettomi con tono di rimprovero. Poi prosegue il giro turistico di casa sua. C'è sempre qualcuno che ancora non l'ha fatto. Il Principe introduce il nuovo ospite mostrandogli casa sua. No, non ve la descrivo. Ma giuro: vale la pena farsi un giro. La stanza da letto, il bagno, la saletta da lettura, il salone, la stanzetta degli ospiti, la stanza da pranzo, la cucina. Il Principe, da guida esperta, ti mostra casa sua, e tutto appare quasi come un pop-up uscito da un libro di favole. Angoli fatati dove il tempo sembra sospeso sono sparpagliati per tutta la casa.
Tutto è altro. Non semplice vino ma “Preso in una cantina che conoscono in pochi”. Tutto è altro. Fagioli e salsiccia. “Non sono fagioli e salsiccia”. Il Principe è geloso delle sue ricette. Non le svela facilmente. Se gli chiedi : “Questi fagioli come sono fatti?”, lui sorseggia del vino dal suo bicchere da sommelier, che tiene appeso al collo, si gira e non risponde. Solo lui può decidere quando donarti una sua ricetta. Al limite ti elenca distrattamente gli ingredienti. Fagioli borlotti, un pugno di cannellini, delle patate passate... “e cosa, che nessuno, di voi, ha notato, lardo di colonnato, e degli aromi, che non ho, intenzione, di dirti”. Ogni ingrediente viene sottolineato con un gesto della testa.
Contorno due fettine di polenta (non ricordo ma aveva anche questa qualche particolarità) con funghi raccolti forse in una notte di luna piena, stando su un piede solo. E' questo che dà un sapore caratteristico. La polenta dopo cotta è stata passata al forno e tagliata a listarelle. “Mi sembra semolino” mi ha guardato con gli occhi storti.
Tutto è altro. Non “canazzo” ma “ratatouille”. “Stò dando perle ai porci! Canazzo?! Questo, è ratatouille! Ogni verdura, é stata, soffritta a parte, prima di unirle tutte insieme. Ma che ti spiego a fare? ”. Accostamento di colori e taglio delle verdure perfette.
Tutto è altro. Non maionese, ma una salsa fatta con due tipi di olio. Olio di arachidi e olio di oliva extra vergine, tuorli, aceto bianco e un aceto balsamico “che nemmeno, ti dico dove l'ho preso”. Limoni, curcuma e zucchero. Al mio “Maionese!” mi risponde che sono ignorante. Questa maionese, per semplificare, avvolgeva patate bollite spruzzate di prezzemolo ed erba cipollina. Prezzemolo ed erba cipollina “Tritati, fini, fini, fini. No, non li ho frullati. Non si frullano. Devono essere tritati, con un coltello. Ma, fini, fini, fini”. Una delizia. Mentre si mangiano, lontano si sente un leggero sapore di affumicato, poi si scopre che quelle sfogliette morbide provengono da una scamorza affumicata. La bocca resta fresca quasi si fosse mangiato un sorbetto.
Tutto è altro. Lui aspetta che qualcuno gli chieda di farlo. Quando l'invito arriva il Principe alza entrambe le mani con i palmi verso l'esterno a coprire il viso, mentre va chiudendo le mani a pugno. “No, non, mi, sento” dice mentre sa già che accetterà. Alla fine si avvia verso il pianoforte. Dopo un po' di manfrina inizia a suonare. Non me lo aspettavo. E' bravo davvero, il Principe, il cantante di questa sera un po' meno.

giovedì 12 novembre 2009

“Và ieccati”




Al suo passare gli gridano dietro “Và ieccati” . Loro schegge di una tribù a noi conosciuta. Loro appena usciti dalla “villeggiatura”. Loro con le compagne ai domiciliari. Loro che scassano i timpani, stazionando tutto il giorno nella piazza. Loro che al passare di Peppuccio divertono il loro povero spirito gridando “Và ieccati”. Perchè Peppuccio per loro è spazzatura da buttare. Peppuccio alcolizzato, che vive chissà come in un tugurio. Peppuccio è un signore. Un nobile d'altri tempi, un nobile anarchico amante del vino. Non disturba nei suoi deliri, si apparta per piangere. Si copre la faccia e piange. Scuote le spalle. Singhiozza. Poi si riprende lancia il suo sgraziato urlo di battaglia (?) e riprende la sua strada. Loro urlano giusto per essere. Alla deriva in mezzo al mare, che puoi fare? Urli. Inveendo verso chi sembra meno fortunato di te. Non avendo altre capacità urlano, anche per sentirsi migliori. Migliori di Peppuccio? Non certo per il mio riposo pomeridiano. Peppuccio sarebbe passato seguito, sempre da lontano, da Killer non disturbando nessuno. Loro cercano qualsiasi occasione per lanciare un urlo.
Accarezzo con il piede Giuggiola. Al mio tocco apre occhi. Spalanca la bocca in un enorme sbadiglio. Per un attimo ci fissiamo. Suona la sveglia. Mentre penso “e anche per oggi...”

mercoledì 4 novembre 2009

Francesca




Non so chi sia Francesca. Ma lui la chiama quasi giornalmente. “Francè” con la “e” più o meno strascicata. E lei non risponde. Lui si infervora e il suo urlo quasi si strozza. Dopo una decina di minuti finalmente lei si affaccia al balcone. Ora dico io se l'hai chiamata con tanta insistenza, perchè poi gli chiedi “Ma unn'eri”. Dove eri? Quindi hai urlato per quasi dieci minuti per sapere dove fosse? E poi... niente, poi parto con le mie fantasie. Cose da fantascienza, racconti di un futuro molto lontano, quando per chiamare la moglie basterà un gesto. Vicino al portone dove si abita verrà installato un marchingegno con un bottone da schiacciare. Appena il bottone viene schiacciato in casa si sentirà un suono. Nella versione più evoluta alle volte, per mezzo di uno strumento adatto, ci si potrà anche parlare come al telefono. Ma qui nella Vucciria del 2009 siamo ancora lontani da queste innovazioni. Il futuro è ancora lontano. Mentre si fanno sempre più vicine le quattro del pomeriggio. Giuggiola, la mia gatta, oggi è riuscita a dormire. Ai piedi del letto completamente abbandonata quasi russa. Mentre io maledicendo lui che gridava e Francesca che non rispondeva. Cerco di raccogliere le forze per alzarmi ed andare a lavorare. Non dando soddisfazione alla sveglia di fare il suo ruolo mi alzo prima.
Giuggiola sbadiglia e poi prende un'espressione incuriosita. Io anche per oggi non ho riposato.

lunedì 2 novembre 2009

L'attore




Il foglio di carta recita che quella è la sede di un'associazione nata per produrre film. E' attaccato ad una saracinesca. Non sono mai riusciuto a leggerlo tutto per intero. Lì staziona la tribù delle bionde. E una curiosità eccessiva non è a loro gradita. Una volta, cosa che capita di rado, la saracinesca era alzata a metà. Passando ho dato una sbirciata ed ho visto all'interno delle slot-machine. Solo slot-machine. Il presidente dell'associazione naturalmente è l'attore della famiglia della tribù delle bionde. Anni fà partecipò ad un film di un certo successo. Film che raccontava cose non molto distanti dal mondo della sua vita quotidiana. Ha lavorato, saltuarialmente, facendo altri film. Alcuni nemmeno andati in distribuzione. Lui comunque è l'attore, e si atteggia a uomo vissuto. Sfoggia l'auto blu metallica posteggiandola al centro della piazzetta. Lucida lucida. Non la piazzetta, che anzi è perennemente sporca, ma la macchina. Parla di quel film dove è protagonista. Annunziando la prima in un paesino vicino Napoli. Con tanto di locandina del film appesa sulla vetrata del barbiere della piazzetta. “Grande presentazione del film...” con l'indicazione del cinema, scritto con un pennarello nero. Sfoggia un italiano non suo. Proponendo con tono convinto un brano musicale. E mettendo il volume dello stereo della macchina a tutto volume. In modo che, non solo chi è nella piazzetta ma, l'intera Vucciria senta il brano. Fà partire la “Primavera” di Vivaldi. Alle tre e dieci di pomeriggio, di un normale giorno lavorativo.
La mia gatta mi guarda con gli occhi sbarrati. Anche per oggi non si riposa.