lunedì 25 febbraio 2008

I Maestri del colore: Giorgione

Madonna in trono col Bambino e i Santi Liberale e Francesco” (part.) opera di Giorgio (o Zorzi) da Castelfranco detto Giorgione (1477/78-1510)

lunedì 18 febbraio 2008

Mostra


Appena fatti pochi metri il paesaggio cambia. Non avevo idea del posto. Una conca, un avvallamento, un altro mondo. Passiamo davanti una cappella votiva con accanto una fontanella. Dall'altro lato della strada una schiera di magazzini. Tutti chiusi. Simili ad una schiera di piccoli garage. Il campo coltivato spande umidità e odore di terra.
Per strada nessuno, solo noi due a piedi. Io e Phil. Dopo un pò arriviamo in una piazza. All'ingresso della quale stazionano due uomini e un ragazzino. Sulla destra una chiesa, poco prima una statua di padre Pio. A grandezza naturale, Il ragazzino rivolgendosi agli adulti sussurra: ”Ma chi vuannu chisti?”. Faccio finta di non aver sentito.Phil avviluppato nel suo silenzio e nella poca fede sulla mia orientabilità. In questi casi vorrei anche io imparare a sparire completamente. Continuo a girare, ma dalla piazza non c'è uscita altra uscita. Telefono. “Ma dov'è?”. Dobbiamo ritornare sui nostri passi. Quella che poi mi verrà descritta come la prima postazione di guardia, è dove dobbiamo ritornare. Il covo non è immediatamente identificabile. Sento la voce di Reda. La seguo e finiamo in uno scivolo che porta in un condominio. Ritorniamo indietro seguendo la voce. Uno stretto passaggio. E' l'entrata del covo. Vedo solo le foto. Le mie foto. Non mi sembra vero. Come tutta la strada per arrivare. Belle. Sembrano vere, mi viene da dire. Lo dico. Le guardo come fosse la prima volta. Ho una sensazione un pò straniante. Mi chiama Davide. “Ou, unni cazzo si?”. Gli indico la cappelletta votiva. Le foto, belle, belle davvero. Il mio avatar conteso da Davide. “Ou, u vogghiu chistu. Ora tu porti tu però. Mi ci a mettiri a dedica e poi mu rù.”. Come si fa a dire di no a lui? E poi la dedica : “Ou, u capisci chi ti vogghiu riri?”. Telefona anche Salvo. Mi sento consolato nel non essere il solo ad aver avuto difficoltà ad arrivare. Altra consolazione arriva con la telefonata di Maurizio.

lunedì 4 febbraio 2008

I Maestri del colore: Gauguin


Vahine no te tiare (ragazza con il fiore)” (part.) opera di Paul Gauguin (1848-1903)

venerdì 1 febbraio 2008

Effetto birra

Avevo bevuto più di una birra. Dimenticando che tutta la birra bevuta è futuro piscio. Stavo ritornando a casa a piedi. Lo stimolo era forte. Da piccolo credevo che stringendo forte con tutte e due le mani la mia coscia, sarebbe diminuita l'impellenza del richiamo. Alle volte funzionava. Spesso no. Ma ci credevo lo stesso. Ora, per strada, come faccio? Serata di merda. Iniziata e finita allo stesso modo. Serata spesa in chiacchiere perse. Triturare parole e bere birra. Serata persa spesa in chiacchiere. La vescica è colma. Continuo a camminare. Adesso l'obiettivo è trovare il posto adatto. Un luogo non molto illuminato. Non una strada di passaggio. Ho avuto sempre problemi a farla davanti ad altri. Quando andavo nei gabinetti pubblici non ce la facevo se c'era qualcuno. Vecchie inibizioni, e qualcuna ancora va alla deriva nei miei pensieri. Più di una, sicuro, ma non le ho mica contate tutte le birre bevute. Adesso tutte a premere per riprendere aria. Per tornare fuori. Posta la causa, l'effetto si presenta puntualmente. In un portone! No, non è elegante. Immagino già il calore che si diffonde sulla gamba. E i pantaloni inzuppati di freddo. Non vorrei arrivare a tanto! Un vicolo, ecco la mia salvezza. Mi guardo in giro. Mi avvicino al muro e apro la cerniera dei pantaloni. Inizio a liberarmi. Ahhh... Giusto a metà di “Ahhh...” sento aprire una persiana. Il cigolio è quello classico di una vecchia persiana. Non posso più fermarmi. Lo scatto dell'accendino mi arriva nitido. Sono tentato, ma non controllo. Nell'orgasmo di quella pisciata tanto trattenuta nulla può fare breccia. Ahhh... Un brivido di piacere scorre lungo la schiena. Finalmente! Non alzo lo sguardo per verificare se ci fosse qualcuno. Mi sento quasi più toco. Con la coda dell'occhio vedo un' ombra affacciata al balcone. Con aria da toco mi avvio alleggerito verso casa.