lunedì 28 maggio 2007

I Maestri del colore: Carracci



Diana ed Endimione” di Annibale Carracci (1560-1609) fondatore dell'Accademia del Naturale e del Disegno (successivamente chiamata Accademia degli Incamminati.

mercoledì 23 maggio 2007

A Marco

Siamo schiuma di mare.
L'ultima volta mi hai parlato di mare. Storie di bitte, orizzonti di lampare e tonni in amore. Ti ricordo, occhi di acqua, accennare un sorriso di complicità.
Siamo schiuma di mare ci formiamo e svaniamo.
L'ultima volta, vestito di luce bianca, riconobbi solo il tuo sguardo puntato su un orizzonte oltre il visibile. Costava fatica il pensiero di un sorriso, ma ci tentavi.
Siamo schiuma di mare ci formiamo e svaniamo senza renderci conto di essere mare.”




A Marco Incardona pittore palermitano

domenica 20 maggio 2007

I Maestri del colore: Cosmè Tura

San Giorgio e il drago” di Cosimo da Bonaventura detto Cosmè Tura (1430-1495)

martedì 15 maggio 2007

Sopra le mura di S.Teresa

C'era una strada alla Kalsa chiamata Sopra le mura di S.Teresa, comunemente indicata come Supra e mura. Lì ho vissuto i miei primi quattro anni, ma alcuni ricordi sono rimasti incisi nella memoria. Un certo imprinting “ausitano” mi è rimasto attaccato.
Nei primi ricordi c'è un senso di pudore trovandomi nudo davanti ad una macchina fotografica. Un “no” affermato con tutte le forze. La foto alla fine si fece con me seduto su uno sgabello ma vestito. Stringendo in mano dei soldi che mi erano stati regalati.
C'era una fontana in quella strada dove mi divertivo a sguazzare. Veramente erano due le fontane pubbliche ma in una il rubinetto non funzionava. Zampettavo a piedi nudi nell'acqua e non avrei mai lasciato quel gioco.
C'era Michela. Una signora, che abitava accanto a noi, propio la persiana successiva alla nostra. Michela era la specialista nella pulitura dei “nzituna”. Quando qualcuno di noi ragazzini ne era affetto puliva i “nzituna”. Quasi tutti prima o poi ne soffrivamo. Erano specie di foruncoli ma molto grossi. Lei li spremeva facendo uscire il pus, ma procurando anche molto dolore nel farlo. Michela era la specialista nel pulire i nostri “nzituna”. Mio fratello era uno specialista nel dirle “buttana”, e non solo, quando era il suo turno. Ma lei sorrideva e quasi con piacere sadico svuotava completamente quel sacchetto di pus. Mia madre si scusava sempre per il comportamento di mio fratello ma Michela rispondeva “I parole un fannu pirtusa”. E per nulla impietosita dai nostri pianti lei continuava quelle operazioni di pulizia.
C'era nonna Barbara. Sempre vestita di nero e spesso con il velo, rigorosamente nero, calato sulla testa. Questo per esternare un doppio lutto, per il marito e un figlio. Lutto che andò avanti per più di vent'anni. Per lo stesso motivo portava i capelli raccolti a crocchia. Tagliarsi i capelli veniva considerata una cosa frivola e quindi da evitare in caso di lutto.
C'era la casa di Nonna Barbara dove alle volte restavo a dormire. Ma delle bambole attaccate sul lampadario, che giravano come su di una giostra, ho solo il ricordo passatomi da mia nonna. "Affascinato guardavi il lampadario e lo vedevi pieno di bambole di tutti i colori" raccontava. Questo episodio mi veniva ricordato sovente, non so cosa vidi o immaginai quella sera.
C'era la prima televisione che vidi dai Fiorellino. Lontani cugini di mia madre, che abitavano nella stessa strada, gli unici a possedere il nuovo apparecchio.
Si pagava per vedere la TV. Le monetine che noi bamnini portavamo venivano messe dentro un salvadanaio a forma di baule dei pirati. Seduti su delle panche vedevamo “La TV dei ragazzi”, deliziandoci con Rin-tin-tin, Penna Bianca e qualche volta le comiche.
C'era questa strada araba, tutta acciottolata e piena di vita. Ora caduta in rovina che aspetta un sogno per poter tornare a vivere. Un sogno e la forza per realizzarlo.


lunedì 7 maggio 2007

Parole

Scorrono le parole a fiume
e mi sento annegare
non vedi la mia faccia sconvolta
mentre il tuo sguardo di conferma mi cerca
come gatto annoiato guardo altrove
una sassaiola di parole colpiscono me
che porto addosso la condanna
alla lapidazione