venerdì 25 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 26

All'inizio fu un taglio, una ferita alla pace, nella catena di carne. Poi tu da una parte, dall'altra tutto il calore.

martedì 22 gennaio 2013

AltroQuando: un fiore per il Palermo Pride 2013

Sia chiaro una volta per tutte: non siamo malati. Questa affermazione iniziale, aggressiva e per qualcuno (non tutti, temiamo) forse datata, ha una sua ragion d'essere che sarà presto chiara. Parliamo del Pride, anzi, del Palermo Pride LGBT, che dal 2010 la nostra città, amata e ferita, ospita con un successo che fino a pochi anni fa quasi nessuno osava sperare. Lo sforzo concentrato di più associazioni lgbt, pur con qualche fisiologica incertezza, è riuscito a produrre un piccolo miracolo catartico. Se Palermo oggi è un po' cresciuta oltre l'orizzonte del suo provincialismo cronico è anche grazie all'impegno di tutti questi uomini e donne, capaci di sfidare la secolare immobilità cittadina e persino i propri limiti. Perché il Pride è una festa per tutti e nello stesso tempo una marcia per dei diritti fondamentali. Occasione per ricordare la resistenza alle arbitrarie persecuzioni della polizia da parte degli avventori del club gay americano Stonewall nell'ormai lontano 1969, e continuare - oggi più che mai - a reclamare un'uguaglianza sociale tuttora inesistente nel nostro paese. Il Pride è uno strumento di lotta politica in quanto evento popolare, fatto per coinvolgere, nel tempo, i cuori prima ancora delle menti con la sua componente gioiosa, contribuendo a plasmare una cultura delle differenze e quindi della crescita culturale e civile. Un evento che in questo 2013 avrà la qualifica di nazionale e rappresenterà un'ennesima tappa per il movimento lgbt siciliano. Detto questo, è il momento di spendere qualche parola sul ruolo di AltroQuando nelle vicende legate al Pride, e spiegare in sintesi le ragioni del nostro parziale allontanamento. Una dissidenza che, sia ben chiaro, riguarda solo alcuni aspetti formali e certi atteggiamenti circoscritti, non la sostanza della manifestazione e tanto meno le sue finalità profonde. Pertanto, AltroQuando appoggerà oggi come ieri il Palermo Pride, e contribuirà come può alla sua promozione. Solo, lo farà a modo proprio, con un approccio personale. Perché? Perché i simboli per noi sono importanti e vanno considerati con cura. Fare attivismo politico sottovalutando (o gestendo con superficialità) la componente mediatica, è a nostro avviso un errore serio che nei lunghi tempi potrebbe presentare il conto. Ed è proprio in questo che troviamo un retrogusto amaro nella bella avventura che il Pride lgbt di Palermo ha iniziato tre anni fa. Un evento politico pienamente riuscito, ma bacato da un dettaglio che, per quanto all'apparenza insignificante, è per noi campanello d'allarme di una debolezza formale che non riusciamo proprio a digerire. Ci disturba il fatto che di tutto l'atlante degli asterischi sia stato scelto proprio quello. Quello che per tre anni ha spopolato su striscioni, spille, sulla pelle dipinta dei partecipanti in festa. Ignari o indifferenti del suo significato basico. Sì, giacché è la Storia (quella con la maiuscola) a fare della croce uncinata l'orrido ricordo di un'immensa tragedia, e non certo il simbolo buddista che oggi, in occidente, sono pochissimi a ricordare. Parliamo di quell'asterisco, oggi color fuxia, quello che già dagli anni sessanta è stato adottato per essere la Star of Life, simbolo internazionale dei paramedici presente su ogni ambulanza del pianeta, in ogni ambulatorio, sul camice di ogni infermiere, di ogni ausiliario addetto al trasporto delle salme, spesso anche nelle insegne delle farmacie. Colorato di rosa negli Stati Uniti come marchio dell'impegno femminile nelle forze paramediche, con sfondo rainbow dagli infermieri gay durante i Pride americani, ma sempre e comunque riferito al mondo degli operatori sanitari, di cui rappresenta il simbolo per antonomasia ormai da decenni. Nel 2010, mentre il primo, fortunato Pride palermitano prendeva forma, ci accorgemmo dell'ambiguità inopportuna del simbolo che stava venendo acclamato e consultammo a nostra volta un grafico professionista (la cui schietta opinione sul logo scelto terremo per noi, per non scatenare inutili risse). Chiedemmo più volte che la silhouette dell'asterisco fosse modificata, in modo che si allontanasse dal suo omologo blu sui mezzi di soccorso pubblico, ma evidentemente... non riuscimmo a essere abbastanza persuasivi. La questione non si esaurisce semplicemente qui. Innanzitutto perché un simbolo dovrebbe unire, non dividere in base alle emozioni che suscita, ma anche per via dell'approccio dialettico al problema. D'accordo, eravamo... siamo una minoranza. Ma la verità non può essere ridotta a una mera questione di gradimento. Non è che quel logo non ci piaccia. In realtà, ci offende, in quanto troppo vicino per forma e rimandi concettuali (è da sempre identificato con la sintesi grafica del caduceo: il bastone di Ermes con i serpenti attorcigliati, vessillo della scienza farmaceutica) a temi inerenti la salute che stridono ideologicamente con le lotte per i diritti lgbt. Ma come? ci siamo detti. Abbiamo trascorso decenni a gridare che non siamo malati... e per il Pride di Palermo, la prima volta che la nostra città ospita la manifestazione, si sceglie proprio un simbolo con echi storici e culturali così dissonanti? Né ci consola (anzi, ci irrita) sentirci rispondere che tanto nessuno sembra farci caso. Per la nostra mentalità, chi si propone di fare politica e si avvede che il proprio uditorio ha un immaginario collettivo così fragile, dovrebbe prendersi il disturbo di svegliarlo, non mettersi comodo sulla generale distrazione. Ci spiace doverlo dire, ma questo atteggiamento ci ricorda più una strategia di marketing volta a vendere un prodotto che una campagna mirata alla maturazione sociale della propria gente. La storia della grafica è zeppa di simboli nati con un significato e divenuti strada facendo tutt'altro. Ed è in base alla storia se la croce runica, eletta a simbolo delle SS naziste, oggi non può che evocare ricordi sinistri. Se la croce celtica è oggi indiscutibilmente uno dei vessilli della destra estrema, si dovrebbe riflettere prima di riutilizzarla per scopi differenti. Ci sono impronte storiche indelebili, che nessuna dissertazione può lavare via. Esistono, inoltre, simboli assai generici e del tutto innocui. Come, ad esempio, lo stemma sul petto di Superman, che privato della S si rivela un comunissimo scudo araldico, non dissimile da quello di molte famiglie nobiliari anche italiane, e persino dal vecchio logo della Democrazia Cristiana. Tuttavia, nessun simbolo araldico – neppure quello dei Savoia – è mai stato accostato a medici e malati. Questo è toccato in sorte a omosessuali, lesbiche e transessuali per molto, troppo tempo. E così è per l'asterisco squadrato e a sei punte scelto dall'assemblea che ha dato vita al primo Palermo Pride. Non un piccolo segno di interpunzione, arrotondato dal canonico corpo tipografico, ma un logo associato alla sanità a livello internazionale e visibile con cadenza quotidiana nei luoghi e momenti meno felici della vita. E' vero che la maggior parte delle persone non hanno realizzato subito questa (per noi) sciagurata sovrapposizione. Ma è vero anche che ci sarà sempre, in mezzo alla folla del Pride, qualcuno che ha da poco lasciato un ospedale, messo un infermo su un'ambulanza, visto trasportare la salma di un congiunto da barellieri con quel logo sulla divisa. Sempre. E' inevitabile. E tale difetto di sensibilità (e di attenzione) è a nostro parere una mancanza non da poco. Vedendo nel logo ciò che realmente è, noi di AltroQuando abbiamo sofferto per non poter essere più presenti nella promozione dell'evento negli anni trascorsi. Scusateci, ma a noi l'idea di mettere addosso la spilla con la paramedic cross ricolorata, dà i brividi. Lo troviamo macabro e decisamente inopportuno se accostato con le tematiche lgbt. Uno scivolone semantico che si sarebbe potuto evitare, soprattutto quando (come sembra) si vuol fare del logo una costante negli anni per il Pride cittadino. Non ce la sentiamo di esporre materiale promozionale con quel marchio, che oltretutto se girato assume la sagoma crudele di una croce di Sant'Andrea. Qualcuno ci ha detto che ormai è impossibile tornare indietro. Sarà, ma si può ancora andare avanti, e raddrizzare il tiro. Crediamo profondamente nel significato dei simboli. Pensiamo che la gente vada avvertita, non abbandonata nella propria distrazione. E a dispetto di tutto, vogliamo, oggi più che mai, essere parte di questa festa, di questa lotta, di questo Pride... Per questo, in attesa del Palermo Pride Nazionale 2013, AltroQuando ha deciso di promuovere la manifestazione a modo proprio, utilizzando materiale alternativo (non usiamo più la parola dissidente, per favore) ed elaborando un asterisco che - pur richiamando per colore e angoli il logo degli anni passati - possa essere un simbolo pacifico e distante da temi imbarazzanti: un fiore. Nel corso del 2013, quindi, useremo i nostri strumenti di lavoro (i fumetti) e il nostro asterisco-fiore (anch'esso scelto nell'affollato atlante degli asterischi) per spingere e divulgare le attività preparatorie per il Palermo Pride Nazionale e la manifestazione finale. A modo nostro, senza sentirci costretti a ricordare momenti dolorosi, malattie e accostamenti offensivi. Non ci aspettiamo nulla, se non l'indifferenza che ci ha circondato sin dall'inizio. Eppure saremo qui, a parlare del Pride, a contribuire idealmente alla manifestazione e a incoraggiare tutti e tutte a parteciparvi. Nel nostro piccolo, nel nostro “non professionismo”, con i nostri brutti caratteri che ci fanno, secondo alcuni, tenere il broncio come bambini... Noi ci saremo, come ci siamo sempre stati. Il Pride, tra le altre cose, è una festa delle differenze. Differenze senza le quali l'umanità non avrebbe potuto evolversi, perché spesso sono le mosche bianche che si azzardano a volare più lontano. Andremo avanti, fieri del nostro essere diversi, fieri di partecipare a un evento come il Pride. Fieri di offrire un fiore a chiunque vorrà accettarlo. AltroQuando

domenica 20 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 25

La richiesta di far curare gli altri perchè omosessuali nasconde una voglia di essere aiutato. Troppi sogni erotici non materializzati portano ad un enorme disaggio. In certi momenti la mia compassione va a quel paese e ci manderei volentieri queste persone.

venerdì 18 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 24

Quaranta minuti a ripetere un esercizio, con un dito in culo. Non mio il dito, ma quello del fisioterapista. Alla fine mi ha detto che dovevo ripetere l'esercizio a casa per una decina di volte. Anche senza dito in culo.

giovedì 17 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 23

Asciugo le lacrime gli porto conforto, ma il pianto del budello stremato continua

mercoledì 16 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 22

Il mare le aprì la strada e salpò fra gladioli e lacrime

martedì 15 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 21

Eppure l'occhio non sfugge alla tentazione e fa incetta di dolore

lunedì 14 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 20

Secchi di plastica blu e confezioni di todari e gamberoni congelati. Li immerge in uno dei due secchi pieni di d'acqua di mare. Li rigira e poi li passa da un secchio all'altro. Ripete l'operazione più volte cambiando l'acqua. Sistema su due ceste di canne delle alghe. Vi depone sopra in modo ordinato in una i todari e nell'altra i gamberoni. Pronti per essere venduti per freschi.

domenica 13 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 19

Lui se ne uscì con: “O fai i soldi, o sono i soldi a farti”

sabato 12 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 18

Alle volte non si risponde, non perchè non si ha la risposta, ma perchè la si conosce bene.

venerdì 11 gennaio 2013

Pasta e broccoli con i Waines

Scelgo la musica. Waines. Guardo i tre musicisti nel posterino inserito nella confezione del cd. Quello al centro, di presenza è molto più carino. “Flow river flow” Il primo brano inizia in modo strepitoso. Trascinante. Cerco di seguire il testo. Poi scelgo di fare altro e lasciare che mi trascinino loro. Puro suono. Come in un rito tribale, la musica usata per facilitare l'entrata nello stato “voglia di cucinare”. Ma in fondo la musica non è altro che questo aprirci le porte ad uno stato mentale altro. Beh, i Waines non vi lasciano proprio calmini calmini. Come tarantolati inizierete a seguire il ritmo con il corpo .”Let it be”. “Let it be”, alluccuto lo seguivo, rivivendo e mimando, il bellisimo videoclip. Intanto l'acqua aveva iniziato a bollire. Vi butto il broccolo sparaciddatu. Più gustoso di quello tutto verde. Parte “Have you heard the news?”. E io mi annacu cucina cucina. Con “Server” faccio partire un piccolo soffritto di aglio con aggiunta di un acciughina. Di quelle comprate sfuse in piazza, non quelle in barattolo che sono sfatte. A metà cottura del broccolo vi butto due pugni di ditali. Santino e Giuggiola, i miei gatti, mi guardano perplessi mentre mi muovo in cucina annacannumi. Santino all'apparire delle acciughe cerca di assaltarmi. Inizia “I'm northbound babe” e la pasta e cotta. Scolo pasta e broccoli insieme. Rimetto in pentola e aggiungo il soffritto. Una manciata di caciocavallo e copro con il coperchio. Lo so, vi sembrerà strano, ma preferisco che la pasta riposi un po'. Giusto il tempo che finisca il brano. Intanto apparecchio, metto a tavola anche una mela golden.. “NY excuse”. Verso la pasta nel piatto. Un filo d'olio a crudo. Un'altra spolveratina di formaggio e via, perfetto. Loro si scatenano e urlano, sembrano apprezzare anche loro la pasta. I Waines intendo. Ma anche Santino continua a saltarmi addosso attirato dalla pasta. Cibo. Per Santino è tutto ciò che è commestibile nell'universo intero. Stu, stu è il momento di sbucciare la mela. E assaporare il succo dolce-acidulo. E dura poco. Bella fu sta mangiata, quasi una festa.

Mi hanno fottuto i sogni 17

Per me fu uno scambio d'amore. Una catena d'oro meno pesante in cambio della mia. Ma per lui fu solo un affare.

giovedì 10 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 16

Non accettare caramelle dagli sconosciuti. Da piccolo me lo ripetevano spesso. Non accettare caramelle dagli sconosciuti. Io una volta l'accettai. Sciolsi la caramella in bocca e non lo dissi a nessuno. Era alla frutta.

mercoledì 9 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 15

Il cordone ombelicale aveva trovato nella connessione telefonica il suo sostituto

martedì 8 gennaio 2013

Mi hanno fottuto i sogni 14

Un gesto: la mano a pararsi la faccia. La ricerca della parola non solita. I miei occhi sul corpo, bruno di sole, si attaccavano come mosca e miele.