lunedì 7 febbraio 2011

Scarpe




Mio padre mi ripeteva che una persona la puoi giudicare dalle scarpe. Che nelle scarpe c'è parte dell'essenza della persona che le porta. Lui teneva ad avere scarpe sempre pulite e lucide e si sforzava di inculcarmi questo rito. Quasi ci andasse di mezzo la propria dignità. Mio padre era operaio, ma fiero di mostrarsi dignitoso per un'altra classe. Io ricordo i miei scarponi invernali con la suola tutta zigrinata. Difficili da tenere puliti e lucidi. Comodi e caldi.
Le scarpe della prima comunione. Lucidissime ed eleganti quanto morsa per i miei piedi. Poi messe da parte per la successiva grande occasione.
Il primo paio da tennis. Quelle in parte telate in parte in simil plastica. Compratemi da mio padre alla Vucciria. Ed io a cercare di evitare le pozzanghere del mercato. Mio padre con un'espressione soddisfatta per l'attenzione che mettevo a non sporcare le scarpe nuove.
Sono scarpe gli infradito? Perche con quelle mi presentai all'esame di licenza media. Rimandato a settembre in ben quattro materie. Lettere, matematica, inglese e perfino in disegno. E il professore di lettere non volle esaminarmi perchè vestito in modo indecente. Vabbè avevo pure i capelli un pochettino lunghi. Il professore di lettere era un fascista. Durante l'anno scolastico più di una volta avevamo avuto infervorate discussioni politiche. Riuscendo a farlo incavolare per un tema dove esaltavo i partigiani e la caduta del fascismo.
Ma stavamo parlarlando di scarpe. Indimenticabili le prime scarpe di plastica. Sembravano normalissime scarpe di cuoio e invece erano di plastica. Comprate durante il mio soggiorno ad Amsterdam all'inizio degli anni settanta. La sofferenza più atroce che un piede possa sopportare. Dopo un paio di settimane ho dovuto buttarle.
Le Timberland le ho avute anche io. Mi erano state regalate. Non so quanto fossero originali. Erano blu. Il difetto era che scolorivano. Per i primi tempi avevo sempre i piedi bluastri. Comodissime e industruttibili. Le mettevo sia con che senza calzini. Mi sono durate quasi tre anni, che per me che distruggo un paio di scarpe l'anno, un evento eccezionale.
Ho sempre desiderato gli stivaletti. Come quelli che portavano i Beatles prima maniera. Ma le condizioni familiari non mi permettevano di chiedere tanto. Forse però mi sono perso solo una tortura.
Di solito ho un solo paio di scarpe. Uno invernale ed uno estivo. Non sempre pulitissime.
Non aveva torto in fondo mio padre.