venerdì 7 giugno 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 30





Un mio zio era impiegato presso un barbiere. Aveva come hobby l'allevamento di piccioni. Li allevava sul terrazzo di casa. Dove aveva costruito un'enorme piccionaia. Gli dava da mangiare, li curava e puliva. Tutto. L'unico utilizzo pratico era quello di un sms oggi. Mi zio si portava un piccione al lavoro. Quando era ora di tornare a casa lo liberava. Con un bigliettino legato ad una zampa con su scritto: "Cala a pasta".


Cibo spazzatura! E io l'assaggiavo. Spazzatura da grand hotel. Krasnapolsky di Amsterdam dove negli anni settanta ho lavorato. Facevo il controllo notturno di tutte le aperture verso l'esterno del albergo. Lo giravo quindi da cima a fondo. Passando naturalmente per la cucina. Ero alle prime canne e qualche volta ne preparavo una da fumare mentre facevo il giro. Iniziavo il giro dal tetto, dove davo le prime boccate. Era una porticina secondaria che dava su un terrazzo. Il giro durava più di un'ora. Girando in lungo e largo l'albergo. Quando arrivavo alle cucine si era sviluppata una certa fame. Scoperchiavo tutte le pentole lasciate sui fornelli. Purtroppo abbandonavano quasi sempre solo minestre. Tutte facevano vomitare, tranne una che dall'aspetto sembrava disgustosa, ma assaggiandola non era troppo male. Era una specie di minestra primavera con capellini spezzettati. Certo non c'era da appanzarsi ma qualcosina faceva. Scoprii con il tempo che anche un altro mio collega faceva lo stesso. Io lo vivevo con senso di colpa, lui come una bravata.


All'inizio del servizio civile noi obiettori siamo stati inviati nel centro salesiano di Arese. Noi pensavamo di essere lì per scegliere se rimanere o no, i preti per scegliere chi di noi poteva restare. Noi disarmati nella scelta. Loro ci sottoposero a tutta una serie di esami psicologici. Dal semplice colloquio a una serie di quiz, per finire con le macchie di Rorschach. Noi giocavamo, fottendocene delle loro regole. Una sera prima di cena ci si mise a giocare truccandoci con dei prodotti che aveva portato Mauro, un altro obiettore. Li usava quando suonava in pubblico. Lui faceva parte di un gruppo musicale e ogni tanto facevano delle serate. Ci siamo truccati tutti divertendoci come matti. Arrivata l'ora di cena siamo scesi nella sala da pranzo. Di solito qualcuno di noi andava in cucina, gestita da alcune suore, e prendevamo i vassoi con la cena per tutti. Mi presentai in cucina. La suora mi si avvicinò e mi guardava stupita. Le chiesi il cibo. Continuavo a chiedermi cosa avesse da guadare in quel modo. Dopo un bel po' realizzai che né gli altri né tanto meno io avevamo pensato a struccarci. La suora mi passò il vassoio la salutai serio poi scappai per andare a ridere nella sala da pranzo.


Lui era americano. In vacanza ad Amsterdam. Ci eravamo conosciuti in sauna. Poi mi aveva invitato ad andare nel suo albergo. Ci ritrovavamo, così, invece che a sudare su un lettino foderato in similpelle, in un letto vero. Al culmine, lui tira fuori una fiala la mette in mezzo a del cotone e la spezza mettendola subito dopo sotto il mio naso. Aspira! Curioso. Aspira! Vidi il mio cuore. Era lì di fronte a me che pulsava. La testa, che girava come una giostra impazzita. Il cazzo lo sentivo come un totem indiano. Il tutto durò una decina di minuti. Non capii cosa c'entrasse con il sesso. Ma a lui piaceva così.



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