venerdì 9 agosto 2013

Edificio 17A – Da un fiore.


Il dolore di cui parlavo l'altro ieri si rifà vivo. La terapia nuova, un aumento del trenta per cento del Targin non ha prodotto grandi effetti. La notte, ma anche il pomeriggio, quando mi sdraio sul letto... iniziano. Pepe, uno dei medici, che ho conosciuto qualche giorno fa è appena tornato dalle ferie. Mi racconta del suo viaggio in Africa. Mi chiede come sto andando, e alle mie risposte non tanto positive riguardo al riposo mi dice di aspettare qualche giorno, poi passeremo ad altro. Ma il Targin sembra che attraversi il mio intestino senza sciogliersi. Non è una deduzione ne ho le prove. Allora, da oggi, cerotto. Mi attaccano un cerotto sulla spalla. Chiedo il nome. Me lo ripetono più volte, ma non lo capisco. Capisco solo che è sempre un derivato dallo stesso fiore. Il dottore Pepe ride. Il Targin contiene ossicodone cloridrato, potente analgesico del gruppo degli oppioidi. La sostanza attiva nel cerotto è diversa. Sempre dello stesso gruppo, ma forse ancora più forte. Il cerotto è a rilascio lento e dura settantadue ore. Messo questa mattina resterà attivo fino a venerdì. Comunque oggi pomeriggio mi sono messo a letto e ho dovuto alzarmi. Ho preso l'Aticq e dopo una ventina di minuti tutto era quasi passato. Forse sono serviti anche un pacchetto di sfogline divorate per consolarmi. O le caramelle che ho mangiato. Passato, comunque. Ancora presto, in verità, per vedere gli effetti della nuova cura.

Il pomeriggio visto che non ho potuto riposare mi sono andato a sedere sulla scala di sicurezza. La vista è un poco più ampia della finestra di camera mia. Poi c'è la comodità di stare seduto fuori all'aria aperta. Ricorda l'aria di libertà dei carcerati, per certi versi. Ma per me sono momenti di unione e pace con tutto quanto mi sta attorno.

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