Arrivato di Sabato, il Lunedì successivo lavoravo in una fabbrica di oggetti di plastica. Una vera e propria tortura, in meno di sette ore di lavoro riuscivano a svuotarti il cervello facendoti desiderare solamente di andare a casa a dormire. Non pagavano male. Altra fortuna: paga settimanale che per me, che ero a zero, fu una manna. Cercammo casa, io e Massimo, e la trovammo incontrando quella razzista all’incontrario della signora Oelp. La quale ci chiese espressamente se eravamo omosessuali. No, perché lei affittava la casa solo ai gay perché sono più sistemati e puliti degli eterosessuali. Prima o poi questa gente va a sbattere la faccia nella realtà. Lei incontrò noi. Chiamarla casa ci faceva sbellicare dal ridere talmente era piccola. Ma simpaticissima e un po' frocia. Sui froci, dopo di noi, cambiò idea.
Lì Massimo cominciò a rompere per pubblicare alcune cose che aveva raccolto di qua e di là. L'intervento di un poeta sconosciuto, un certo Dario Bellezza. Un altro di un prete olandese e altri scritti. Mi chiese di scrivere il testo dell’obiezione di coscienza. Ci provai diverse volte, ma il risultato non mi piaceva. Alla fine per pigrizia la feci scrivere a Massimo. Non mi piaceva nemmeno quella versione ma alla fine decisi per quella. Noi due lavoravamo ma non è che si scialacquasse con la paga. Stampare “Il manifesto per la Rivoluzione Morale” avrebbe inciso profondamente nella nostra economia. Si decise allora di fare un doppio lavoro. Alla fine del lavoro regolare andavamo a fare pulizie in alcuni uffici. Fortunatamente questa esperienza non durò tantissimo.
Avevamo lasciato la casa della signora Oelp. Lui andò a vivere con il suo ragazzo fuori Amsterdam, io mi cercai un’altra casa. Lavoravo in una panineria, tra brodi di pollo, patate fritte e piatti da lavare.
Massimo dopo poco aver pubblicato “Il Manifesto per la rivoluzione Morale” mi comunica che torna in Italia.
domenica 21 gennaio 2007
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