
Lì Massimo cominciò a rompere per pubblicare alcune cose che aveva raccolto di qua e di là. L'intervento di un poeta sconosciuto, un certo Dario Bellezza. Un altro di un prete olandese e altri scritti. Mi chiese di scrivere il testo dell’obiezione di coscienza. Ci provai diverse volte, ma il risultato non mi piaceva. Alla fine per pigrizia la feci scrivere a Massimo. Non mi piaceva nemmeno quella versione ma alla fine decisi per quella. Noi due lavoravamo ma non è che si scialacquasse con la paga. Stampare “Il manifesto per la Rivoluzione Morale” avrebbe inciso profondamente nella nostra economia. Si decise allora di fare un doppio lavoro. Alla fine del lavoro regolare andavamo a fare pulizie in alcuni uffici. Fortunatamente questa esperienza non durò tantissimo.
Avevamo lasciato la casa della signora Oelp. Lui andò a vivere con il suo ragazzo fuori Amsterdam, io mi cercai un’altra casa. Lavoravo in una panineria, tra brodi di pollo, patate fritte e piatti da lavare.
Massimo dopo poco aver pubblicato “Il Manifesto per la rivoluzione Morale” mi comunica che torna in Italia.
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