lunedì 15 gennaio 2007

Le tre leggi: parte prima

Come fu che scrissi a “Men” non ricordo. Ho il vago ricordo di un'incazzatura mista a solitudine. Comunque scrissi quella lettera senza nemmeno l’intenzione che venisse pubblicata. Era per me un urlo lanciato verso persone che pensavo vicine... Fui sorpreso quando invece, di li a poco, la vidi pubblicata su “Men”. Io lavoravo in un ristorante dove venne letta quella lettera, da un cameriere, con mio grande imbarazzo. La sorpresa maggiore fu quando nella stessa rubrica della posta venne pubblicata, in un numero successivo, la lettera di un ragazzo romano che desiderava mettersi in contatto con me. Avevo 17-18 anni, con un'omosessualità vissuta tutta in silenzio. Trovare qualcuno con cui poterne parlare mi rendeva euforico. Scrissi subito a Massimo, non ricordo in che tono e di cosa, che mi rispose abbastanza presto allegando alla lettera una sua foto, e chiedendomi di fargliene avere una mia. La sua foto lo ritraeva a tavola mentre mangiava delle fettuccine. C’era scritto qualcosa sulla foto riguardo al luogo dove era stata scattata e una frase di Massimo come commento. Mandai la mia lettera con allegata una mia foto. Foto che, seppi successivamente, scosse talmente il destinatario che per un bel pezzo non mi scrisse più. Questo confermatomi dopo da Massimo a voce. Gli ero sembrato bruttissimo.

Nel frattempo non ero più al ristorante di Migliarino Pisano, ma ero ritornato a Palermo in attesa di lavoro e della chiamata alla leva. Non sapevo ancora come reagire all’insulto del servizio di leva. Insultato perché di per sé inutile per la mia vita, insultato in quanto omosessuale... Insomma, non volevo farlo.

Colsi l’occasione postami da Massimo e decisi di partire per Amsterdam. Mentre qui qualcuno si prendeva la briga, qualche mese dopo, di processarmi e condannarmi.



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