domenica 5 maggio 2013

Edificio 17A – Basta!



Io attraverso il computer, attraverso la musica... fuggo. Il corpo è in questa stanza del reparto oncologico, la mente viaggia per altri lidi. Quasi una felice demenza che alleggerisce l'anima. Mi perdo in vecchi ricordi, vado lontano, faccio virate improvvise... come le rondine che volano fuori della finestra. Jalal cerca di continuo di attirare la mia attenzione per... non dirmi nulla. Solo per avere gli occhi addosso, riportandomi tra queste quattro mura, praticamente di forza. Gli dico che scrivo, che ho bisogno di concentrarmi. Lui sorride, finge di capire. Riprendo a scrivere. Dopo poco, agita le mani davanti alo schermo. Tutto per ripetermi le insensatezze già dette.
Jalal, sto scrivendo! Capisci? Scrivere?”
Fa cenno di sì con la testa.
Per scrivere devo concentrarmi. Devo pensare. Se tu mi chiami continuamente, mi distrai e non posso scrivere.”
Sorride come un ebete. Da schiaffeggiare. Spero abbia capito. Riprendo a scrivere, ma non vado avanti per molto. Mi batte su una spalla. Gli dico che non lo sento con gli auricolari per la musica nelle orecchie. Mi fa segno di toglierle. Il mio tono comincia a cambiare. Sono incazzatissimo. Mi sforzo di spiccare il volo, ma una zavorra inattesa mi riporta sempre a terra. In questa maledetta stanza, con tutto il peso della malattia sulle spalle. E quell'eterno sorriso ormai diventato fastidioso...
Non ne posso più. Urlo:
L A  D E V I  S M E T T E R E!!!”
Io che fatto?”
Non devi disturbarmi più! Quando sono al computer, non devi rompermi le scatole. Capisci?”
Io no disturbare.”
Nooo, sei una rottura di coglioni!”
Questa frase è stata più chiara della metafora delle scatole. Da qualche giorno, quando sono al computer mi sta finalmente lontano. 


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