giovedì 30 ottobre 2008
Il maialino
Il maialino veniva tenuto nel terrazzo. Noi lo andavamo a trovare spesso. Facevamo a gara a chi dovesse portargli da mangiare. Interi pomeriggi passati sul terrazzo. Per me un giocattolo vivente, altro che bambolotti da vestire. Non andavo all'idea del perchè dell'arrivo di quell'animale in casa. Fino a quella sera, quando in casa ci furono dei preparativi strani. Grossi coltelli da macellaio che passavano tra le mani degli adulti. Poi quelle urla strazzianti, quasi da neonato. Una bacinella colma di sangue. Il divieto a noi bambini di entrare nella stanza dove lo zio Ciccio, quello che gestiva un distributore di benzina, aveva centrato perfettamente il cuore del maialino. Lui per questo era stato chiamato. Perchè anche se benzinaio aveva esperienza nel macellare animali. Il giorno successivo era giorno di festa e alla nostra famiglia si erano uniti altri parenti. In cucina preparativi alla grande con mia madre e nonna Barbara ai fornelli. Mentre ero in cucina a curiosare, mio fratello Pino fece un grughitto indicando con uno sguardo i fornelli. Solo allora mi resi conto che il condimento della pasta e il secondo di quel pranzo erano frutto della morte del maialino. A tavola mi rifiutai di mangiare. Mia madre a forza mi mise in bocca un pezzo di carne. Evitando di vomitare sul tavolo mi affaciai al balcone. E li sputai la carne. E poi sputai ancora e ancora per eliminare i residui di quel sapore. Poi piansi, accovacciato in un angolo del balcone.
“ Sei una neglia, Totò.“
Il Maestro anche se lontano si fa sentire lo stesso. A ttia taliu è il suo motto. Ti tengo d'occhio non credo traduca perfettamente. C'è un sentimento di controllo quasi oppressivo.
Ma anche quella affettuosità che il Maestro non dichiarerebbe mai apertamente.
“ Ma perchè? “
“ Totò non sei pronto per scrivere di cucina...”
“ Maestro, le faccio notare che parlo più che altro di cibo...”
“ ... ”
“ Sto cercando la memoria attraverso vari cibi...Ricordi accoppiati a cibi per digerire meglio il passato. Memoria assorbita e fatta sangue.”
“ Minchiate”
“Lei crede che voglia perdere tempo.”
“Totò. Vntimila battuti e i vogghiu truvare quannu tornu.”
“ Ventimila? ”
“ Sugnu buanu e ti ci considero puri i spazi.”
“ Ventimila? ”
“ Vabbene?”
“...”
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