Brividi per una notte. Non riuscire ad associarli alla febbre. Il giorno dopo al lavoro ancora brividi, fino alla decisione di buttare la spugna e andarmene a casa. La consapevolezza della febbre. A letto vengo assalito da deliri e pensieri ossessivi. Qualcosa che avrei dovuto fare e che non capivo. Poi di nuovo e di nuovo. Non trovare la posizione comoda a letto. I muscoli a pezzi. Ognuno di loro manda il suo segnale di dolore. Quelle pillole funzionano e sudo tutto il letto, penso che potrei disidratarmi. Bevo per dovere e paura. Dal delirio, e questo ne fa parte, nasce di tutto. L'occhio dell'universo con quella scintilla sfuggente. Guardato direttamente e staccato dal corpo lo attraverso. Lì ho visto un tizio che diceva avrebbe voluto avere le palle di un papa in mano per estorcergli una qualche verità. Il sudore inumidisce tutto, un piccolo sollievo è un angolino asciutto. Tre magliette cambiate, fra brividi e tremori. Quattro le cose di cui prendere nota. Ripetute fino alla noia. Avrei bevuto come un cammello, ma già dopo un bicchiere d'acqua mi sentivo nauseato. Il mio pene che si ritirava a dimensioni ridicole. Nausea solo a sentire parlare di cibo.Poi finalmente cessa la febbre. Debilitato ma fresco. Prima notte con lenzuole pulite. Goduria. Comincio a leggere “Neven” di Joe Sacco. Chiudo gli occhi e non ho sonno.Via con la luce che ti scoppia dietro le palpebre. Guizzi caleidoscopici. Guardi dove sembra ci sia un luce simile ad una stella e da lì si diramano altre luci più o meno colorate. Poi il gioco, muovendo gli occhi posso modellare le forme. Pennellate nel buio. E poi basta, voglio dormire. Il suono prolungato di un clacson proveniente da fuori mi scuote. Voglio dormire! Cazzo però se è prolungato. Poi rumori sordi e qualcuno che si lamenta. Il clacson comincia a perdere intesità fino a cessare. Urli di Peppuccio ad allietare la nottata. Non resta che alzarmi e farmi una tisana. La gatta mi guarda perplessa con i suoi occhi spalancati. Mi piacerebbe sentire la sua versione. L'acqua bolle.
Passiflora, melissa, tiglio e la vanità di una fettina di zenzero.
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