venerdì 21 marzo 2008

Fratelli


In macchina. In silenzio. Abbiamo ostacoli altissimi fra noi. Tu non sei da solo. Non sei mai da solo. Il tuo fianco è coperto. Non puoi apparire solo. Non ho nulla da condannare né da difendere. Come una spugna, assorbo e ritorno ciò che mi è dato. I paraventi li capisco, li ho usati anche io.
Come se il tempo fosse stato immobile, dopo anni il ritorno e gli stessi ruoli si impossessano di noi. Senza nemmeno la pausa per un “come va?”. Ma noi non siamo da discorsi. Dal silenzio e da uno sguardo traiamo risposte. Gli uomini parlano poco. E mangiano. Scelta del cibo legata a ricordi lontani, e ad un perduto sapore. Affetto mangiato con ingordigia. Per difendersi dalle fette di tristezza di queste feste. Per chi convive con frane e buchi interni. La cassata un abbraccio non dato. Il mandarino candito una pacca sulla spalla. Gli uomini soffrono in silenzio e mangiano. Beati, mangiano. Non parlano, no, non parlano. In comune più censure che ricordi narrabili. Solo nel breve tempo dell'ascensore sono dicibili parole di padre amorevole. Passate come “dote” , un pò per dovere un pò per affetto.
Variazioni in casa tua poche. Un fidanzato in meno e un muro in più. Tutto è così chiaro e nascosto. A coprire il silenzio un televisore sparge buonsenso. Cerco di resistere per non vomitare. Il caffè salvatore arriva tiepido. Infine la fuga con lo scudo di un appuntamento con Filippo.
Festa nel ricordo del frammento di famiglia di cui facevamo parte. Che non è mai esistita come noi volevamo. La ricostruzione di un ricordo di festa perso nel tempo e nello spazio.
Un altro agnello sacrificato inutilmente.
Buona Pasqua





1 commento:

Anonimo ha detto...

TUO FRATELLO MI SEGUIVA ? FORSE... COME UN'OSSESSIONE
COME UN RICORDO SENZA CERTEZZA
SULL'AUTO -PER STRADA DOPO LA FERMATA - AL CAPOLINEA -
IN DISCESA
IN SALITA
VERSO LA PIAZZA DI UNA TORRE LUNGA
SU UNA STRADA CON POCO ASFALTO
QUELLA "STRADA" CON IL SUONO FORTE DELLE BOMBE ALLE SPALLE
Via Armando Diaz n. 3
"ngnazio" "u russo" "figlio di n.n." -la stazione del latte -
gli aquiloni,lo scoglio, le suore
ma "ngnazio" rideva, giocava, scappava, tra una poppata e l'altra, la schiuma appiccicata alle labbra rosse della mucca svizzera rossa, e lui ciucciva e scappava verso il mare degli zingari,lì mobili fissi sugli scogli della domenica.....e io a volte riuscivo a scappare con lui
per ritornare da te in motocicletta con le bocce di latte arpionate al sellino degli anni, con le cornucoie di cemento di via messina marine n. 405.