Mi vengono incontro minacciosi. Io cercavo solo cibo. Sono venuti in tre a cacciarmi. Uno è rimasto in disparte. La fame mi ha fatto esporre troppo. In due si chinano e battendo i palmi delle mani sul pavimento procurano un rumore insostenibile. Quasi un rito tribale. Di caccia e morte. Rito nel quale io sono la vittima. Giocano duro, chiudono la porta. In questa stanza non ci sono altre uscite.Cerco di ricordarmi la strada del ritorno. Tutto questo chiasso mi confonde. Mi circondano. Non riesco a trovare la strada, sola una fuga fra gambe divaricate. Indicandomi urlano. Mi sento incastrato. Frastornato e indeciso resto un attimo immobile. Dall'alto un piede pesante, veloce si abbatte su di me. Nell'attimo del silenzio successivo, sento le mi ossa scricchiolare. Cerco un bel pensiero al quale attaccarmi, prima di morire. Con un pezzo di carta bianca vengo raccolto e rinchiuso in un sudario di plastica. Continuo a vedere ancora quell'espressione. L'ultima immagine vista. Il bel pensiero. Vivido è stampato nei miei occhi. Il viso da vinto e mortificato del quarto uomo. E la sua forte sensazione di inadeguatezza. Causate da me anche se a costo della vita.
mercoledì 26 marzo 2008
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