A volte ci accadono cose che si ripetono a distanza di tempo. Segnali del fato, coercizione a ripetere gli stessi errori, segnali ben precisi... coincidenze? Non saprei ma succede. Succede che: dopo l'insediamento del nuovo sindaco, pochi giorni prima del festino della santuzza, ricevo la visita di tre Vigili Urbani. Ah, succede pure che il Comune di Palermo è in deficit e non trova abbastanza fondi per i festeggiamenti della patrona della città. D'altra parte succede anche che io mi azzardo a mettere in vetrina un manifesto che criticava alcune spese sostenute dal sindaco. O, come è avvenuto alle ultime elezioni, mi sono permesso di candidarmi nello schieramento contrario al nuovo sindaco.
Le cose sono legate fra di loro? Non saprei: ma tutte queste cose sono successe, se poi abbiano dei legami fra di loro non ci posso giurare. Ma qualche dubbio posso averlo?
Sono tornati. Decisi, sapevano quello che c'era da fare. Da un giorno all'altro mi ritrovo ad essere un “abusivo”. La mia licenza di commercio è per il n. civico 145, non è valida per il 143. Punto. Ho fatto la variazione all'annona. Al Vigile non risulta, e ricorda ad un mio amico presente che per informarsi ha pagato, di tasca SUA, ben tre telefonate. Mi chiede: “Che facciamo?”. Io ingenuo, dico che chi meglio di lui mi può dire cosa fare per chiarire l'equivoco sul quale stanno basando tutto?
Non gli ricordo l'illegalità diffusa nel quartiere, lo stato di abbandono del cuore della città “più cool”, lo sforzo nostro per tenere all'interno della legalità la nostra attività. Non gli dico di come ci si può sentire non solo abbandonati, ma anche vessati dalle istituzioni che dovrebbero sostenere le attività ancora vive nel centro storico. Lui nel frattempo trova la soluzione e redige il verbale. Sostiene che “in fondo è meglio che paghi io il verbale, perchè l'altra soluzione potrebbe essere quella di tirare in ballo il proprietario del locale”. Ma visto che per sostenere le spese del frazionamento dovrebbe sborsare qualcosa come 8-10 mila euro, potrebbe pure chiedermi di lasciare libero il negozio. Così rischierei di trovarmi in mezzo ad una strada. Un consiglio da dio. Sarà, ma sono ateo.
Mi comunica l'importo che dovrei pagare: tremila novanta nove e ottantuno euro.
Gli ottantuno centesimi mi fanno sorridere: mi sembrano ridicoli messi lì. Mi consiglia con fare amichevole di pagare entro trenta giorni. Mi chiede “Lei cosa dichiara?”, devono inserire la mia risposta nel verbale. Non so che dire, e sempre lui suggerisce “Mi metterò al più presto in regola”. Il suo collega trascrive la “mia” dichiarazione. Senza sapere se posso o no rifiutarmi di firmare firmo.
Mi danno la mia copia del verbale.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Si raccomanda, ancora, affinchè paghi entro la scadenza dei trenta giorni.
Mi porge la mano.Ci stringiamo la mano, ma solo al terzo tentativo sono riuscito a staccare la mano.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Sarà compassione buddista, la stretta di mano intendo. Quando le parole non hanno la forza per consolare, basta un tocco. Un braccio sulla spalla, una carezza o una stretta di mano prolungata. E con un gesto dire: ecco sono qui, sono qui con te.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Esplodo dopo. E non mi ci soffermo.
Tutto il mio ottimismo è nei 19 centesimi che separano 3.100 da 3.099,81
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
A volte ci accadono avvenimenti che si ripetono a distanza di un certo tempo. Segnali del fato, coercizione a ripetere gli stessi errori, segnali ben precisi... coincidenze? Non saprei ma succede.
Succede che ...
(continua)
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