mercoledì 14 febbraio 2007

Papà



Mio padre era un tipo timido, considerato troppo buono e quindi “fissa”. Operaio meccanico, lavorava presso una ditta di autobus che collegava i paesi della provincia. Autodidatta. Aveva appena la quinta elementare, ma si incuriosiva di tutto, non solo della meccanica dei pullman che riparava, e spesso approfondiva la conoscenza attraverso la lettura di testi specialistici. Si interessava di medicina, e al caso diventava l'infermiere che ti faceva qualsiaisi tipo di puntura. Sapeva indicarti, se avevi un malore, le medicine da prendere, cercando di spiegarti come agivano i componenti della stessa. Gli piaceva la musica. Fino ad una certa età suonava il violino, ma era capace di suonare qualsiasi strumento ad orecchio.

Qualche volta mi capitò di andarlo a trovare in officina. Durante le ore di lavoro era una persona completamente diversa da come lo vedevo a casa. Si muoveva, sicuro di sé, in quel suo mondo senza la timidezza che lo contradistingueva.

A modo suo si interessava di me, di quello che potevo essere. Una volta, avevo circa 18 anni, stavamo aspettando in macchina mia madre, che era andata a fare una commissione. Lui seduto al posto di guida, io sul sedile posteriore. Inaspettatamente mi chiese girandosi “Ma tu, hai problemi con le donne?”. Sarebbe stato bellissimo sprofondare fino al centro della terra e rimanervi. Ma anche se tutto l'universo complotta per avverare i tuoi desideri, alle volte i risultati non sono istantanei. Non so come successe ma mi sentii rispondere a mio padre un “Io? Mai avuto problemi con le donne”. Non era una bugia. Ma, nemmeno la verità. Io mi nascondevo e lui mi aveva scovato.

L'universo a modo suo intervenne e fece ricomparire mia madre. Apparizione che mise fine a quell'inizio di conversazione.

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