“A gghiccare u sangu du cuari”. Buttare il sangue dal cuore. Una fuoriuscita di sangue con conseguente morte. Sulle labbra di mia madre, rivolto a me, mi suonava agghiacciante. La frase veniva acccompagnata sempre da un urlo. Se emesso prima, era un ultimissimo avviso, alla fine della frase era un rafforzativo, un ulteriore infierire.
Ricordo ancora che mi sentivo graffiare l'anima a quel grido. Lo ritenevo più brutale di una violenza fisica. Anche perchè con lo schiaffo ti sfogavi piangendo. L'astima (la maledizione) lanciata da mia madre mi imbrutiva, mi addolorava e non lasciava possibilità di sfogo.
Avrei sicuramente preferito uno schiaffo.
Mi ferisce ancora oggi sentire urlare quella frase. Sempre rivolta a bambini da mamme oggi tutte bionde. Bionde anche se brune, che vivono in un vicolo della Vucciria. Bionde come la signora del secondo piano, quella che elimina i sacchetti della spazzatura tirandoli dalla finestra. Con precisione, non sbagliando mai centro. La sua dirimpettaia, l'unica bruna ma è “turca”, è agevolata nel tiro perchè la “raccolta” dei rifiuti è proprio sotto il balcone.
“Giovà, a gghiccare u sangu du cuari”
(gio-oo-vaaa, agghiccariusangudu cuuuaariii, urlato con un tono acuto)
Amore di mamma, che non permette a nessuno di sfiorare il proprio figlio, ma capace di augurare la morte alla propria creatura.
Certo Giovanni non è un santo, ma una piccola peste. “Du sordi di cacio”, di due anni, con la passione per i puri e semplici atti vandalici. Con la sicurezza dell'impunità. Va su e giù fiero di mostrare il simbolo della Nike rasato sulla nuca. Per qualsiasi cosa, per lui va bene un urlo. Una delle poche parole comprensibili di Giovanni è “pirru”. E “pirru” è rivolto sempre a qualcuno per offenderlo, e “pirru” sta per sbirro.
La mamma vestita con capi griffati, urla quella frase al figlio quando questi ha già abbondantemente rotto i coglioni a tutto il vicinato. Trasmettendo al figlio il proprio orgoglio per il compagno agli arresti domiciliari. E il suo inattaccabile amore di mamma. Trasmesso insieme alla pappetta che gli dà rincorrendolo per tutto il vicolo.
E il suo compito di mamma finisce lì.
Non c'è una morale, la vado costruendo
martedì 11 settembre 2007
Agghiccariusangudu cuuuaariii
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1 commento:
Il tuo diverso da quello che e' altro.
Il detto dalla madre e' diverso da quello detto da altri. Il mio atto vandalico e' diverso dal tuo: io ho una ragione e la tua (ragione) non sara' mai come la mia.
Il mio sopruso e' sempre minore del tuo.
Noi siciliani siamo tutti cosi': se cambiasse questo, sarebbe un grande passo avanti.
Basterebbe riconoscere che non siamo tanto speciali, che dopotutto siamo nella stessa barca, che siamo fatti tutti della stessa merda.
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