sabato 30 giugno 2007

Sutta scupa

Sutta scupa” . Essere o mettersi “sutta scupa”. Si riferisce ad un gioco di carte. E' la situazione di una possibilità ottima per l'avversario. Mettersi o essere sotto mira di un attacco imminente.Fuori dal gioco non capita mai ai cittadini, capita ai sudditi. Aprire una attività commerciale di per sè non ti mette spesso in questa situazione. Ma fare sentire le tue opinioni è tutto un altro discorso. Non si può criticare il sindaco con un manifesto politico affisso in vetrina. Pena la minaccia di una multa di oltre 400 (quattrocento) euro per affissione abusiva. Pena comminata da un sindaco che appena pochi mesi prima aveva letteralmente coperto tutta la città con il suo faccione. E i suoi manifesti erano tutti abusivi.
Quest'anno ho veramente esagerato e mi sono messo “sutta scupa”. Me la sono proprio cercata: mi sono candidato nella lista di Rifondazione Comunista. Caso ha voluto che proprio in questi giorni è stato rieletto lo stesso sindaco. Forse lo stesso caso che ha fatto comparire tre distinti signori che, in vestiti borghesi e senza nessun cartellino di riconoscimento, si qualificano come dei Vigili Urbani. Come cinque anni fà. Mi chiedono il documento di riconoscimento, la licenza, il contratto di affitto, l'agibilità del locale, l'iscrizione al Registro IVA, la planimetria del locale, la domanda tranello, la dichiarazione giurata di non so cosa, ed io non so come si chiamano... e ancora, lo scontrino fiscale, il registratore di cassa, un'altra domanda tranello, l'iscrizione alla Camera del Commercio, la variazione al Registro IVA. Intanto uno di loro si allontanava per intrufolarsi in una zona privata a curiosare. “Qui manca la variazione dell'indirizzo, che mi dice?”. “ Ma qui non si legge bene”. Ed io penso di essere sotto torchio. Senza nemmeno sapere con chi parlo. Io sono sotto torchio. Capisco l'emozione di un suddito medievale. Cerco di fare una battuta, subito gelata. Appuntamento dopo tre giorni per portare: planimetria del locale, certificato dell'impianto elettrico, certificato di iscizione alla Camera di Commercio, variazione indirizzo al Registro IVA. E portare il tutto in quella via Dogali, che da qualunque parte di Palermo ci si voglia andare è sempre dannatamente lontana. Riesco a spostare l'appuntamento a sei giorni che, dopo mia richiesta telefonica, è stata spostata ulteriolmente. Arrivò il giorno dell'appuntamento: turno per il pass per poter entrare. Per avere il pass bisogna consegnare un documento. Io e l'amico, che mi ha dato il passaggio in macchina per arrivare qui, consegniamo i documenti. Come indicazione piano e stanza. Mi sento un idiota che ha un incontro con qualcuno e non sa nemmeno come cercarlo. Terzo piano, dai prendiamo l'ascensore. Ma no, purtroppo è fuori uso. Mi guardo in giro, osservo la scala. Sono fortunato, sì ho qualche acciacco alle gambe ma riesco ancora a fare tre piani di scale. Purtroppo, per tutti gli altri che non possono salire, alternativa zero. Penso che se fossero vigili con sè stessi, questo ufficio non dovrebbe poter essere aperto al pubblico. Ma i sudditi non hanno diritto a protestare. Arrivo alla stanza giusta. Sto per chiedere informazioni quando da un'altra stanza entra uno dei Vigili che erano passati dal negozio. Sovrastando con la voce gli altri dice che devo parlare con lui. Oddio, mi sento sotto esame. Sono ugualmente nervoso, cerco di fermare il tremore di una gamba. Iniziamo, comincia a controllare i documenti da lui richiesti. Sembra un detective davanti un furbo bandito che deve incastrare. In qualsiasi modo, ma incastrarlo. Guarda e legge i documenti con meticolosità, scrutando le mie reazioni. Cerco di non esternare i miei sentimenti nei suoi confronti, come uno studente davanti il proprio esaminatore sorrido e sto calmo. Inizia a compilare qualcosa che intuisco sia una relazione. Alza lo sguardo verso di me e mi chiede un documento. Devo ricordargli che per essere lì dovevo avere il pass, e per avere il pass avevo lasciato giù il mio documento. “Non ha la patente? Mi dia la patente”.
Certo è difficile ma il pelo nell'uovo prima o poi si trova. Bisogna avere costanza e acume e il pelo prima o poi verrà fuori da sto maledettisimo uovo. Sarà evasione fiscale, un documento fuori posto, ma anche un ricordo riportato male. Qualcosa si trova scavando, alle volte i tesori si trovano solo in profondità. E qualcosa viene fuori: non ho portato la ricevuta del precedente allargamento del locale. Quindi se non ho fatto la richiesta di ampliamento non può essere accettata quella di riduzione. Non solo, ma così viene fuori che io per alcuni anni avrei esercitato abusivamente in uno dei due numeri civici. Che bello! Vedi, che il pelo nell'uovo alla fine lo puoi trovare. Mi dice che verrà a controllare se ho tutto in regola. Non so se è una promessa o una minaccia. Forse la promessa di una minaccia. Lui lo fa per darmi così la possibilità di mostrargli la ricevuta di ampliamento presentata all'ufficio dell'Annona naturalmente. Mi congeda ricordandomi che ha fatto ben tre telefonate per me. Ringrazio e sorrido. Ho la bocca amara, e sorrido e ringrazio per l'interessamento. E penso che sono certo che il telefono sarà quello avuto in dotazione dal comando, e che le telefonate vengono pagate in quanto contribuente anche da me. Come pago pure la loro connessione a Internet, da dove digitando pochi tasti potrebbe sapere di me tutto quello che c'è da sapere. Come pago il suo stipendio. E pago per essere qui, a fare il suddito. Scendo le scale dell'ufficio sognando di giocare a Postal. L'amico che mi ha accompagnato mi dice qualcosa riguardo il Vigile. Io dico che se non esco da quell'edificio non parlo. In macchina mi fà: “Minchia, ma u viristi? Azzo vuali, picciuli?”. Ma no. La rabbia ha invaso la mia mente, urlo qualcosa misto ad odio. La bocca sa proprio di fiele. E ancora non è finita...
Uscito alle 8,30 ritorno in negozio alle 12.
In negozio cerco di far mente locale. Senza l'assilo dell'esaminatore spesso vengono le risposte che non abbiamo saputo dare. Non si sa di chi sia l'errore, ma il nostro detective ha annusato bene. Quando ho richiesto l'ampliamento del locale, la cosa è stata registrata come se l'ampliamento riguardasse lo stesso numero civico. Così che il locale, un tempo di 60 mq, diventa quasi 120 mq, restando sempre lo stesso numero civico. Ma nella relazione era chiaro che la variazione coinvolgeva due numeri civici diversi. Nella licenza invece veniva fuori solo un numero civico. Trovata la spiegazione, secondo me, all'inghippo, cerco di mettermi in contatto telefonico con il Vigile con cui ho parlato. Mentre il telefono squilla penso che dovrò chiedere di parlare con qualcuno di cui ancora ignoro il nome. Vengo presto tolto dall'impiccio. Tanto non risponde nessuno. Nessuno a mezzogiorno? Non resta che aspettare la visita che hanno annunciato.
Alle volte bisogna cedere una buona carta per non finire ”sutta scupa”. Spesso una carta preziosa. O si può scegliere coscientemente di finirci. Mettersi “sutta scupa”, in un sistema di sudditanza, per me resta comunque la sola posizione onorevole.

(continua...)

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