Francesco
abitava vicino al mio appartamento in via Chiavettieri. Condividevamo
gli svantaggi e le piccole gioie dello stare soli. Andavamo il sabato
sera all'Exit. Non tanto per rimorchiare. Almeno così
sosteneva. Perché allora?
“Per
vedere le solite facce e potersene poi lamentare.”
Non
era molto espansivo, Francesco, so che covava un suo dolore
personale. Un veleno difficile da eliminare. Ma lui non ci provava
nemmeno. Quindi mi faceva parlare e parlare di me per serate intere.
Ogni tanto aveva delle battute fulminanti. Mi sarebbe piaciuto tanto
trascriverle. Mi ha fatto conoscere Tori Amos e riscoprire Kate Bush.
Fra noi due generazioni diverse. Mind the gap. Attenzione al vuoto.
Il nostro vissuto era così diverso... sembravamo sbarcati da
pianeti differenti. Il nostro vivere l'omosessualità. Io ho
dovuto lottare per un minimo di riconoscimento. Lui per nuovi
diritti. Io notavo in lui un certo romanticismo d'altri tempi. Lui
vedeva in me un libertino amorale. Rimanendo amici.
Col
tempo ci siamo persi. Ognuno di noi due è tornato sul proprio
pianeta d'origine. Ogni tanto mi capita di alzare gli occhi al cielo
e pensare a lui. Incredibilmente in modo affettuoso. Mi manca
Francesco...
Mia
nonna Barbara era una giocatrice incallita. La sua passione era il
gioco del lotto. A quel tempo l'estrazione avveniva solo di Sabato.
I numeri della giocata venivano scritti a mano, con una grafia
svolazzante. Lei, durante la settimana, smurfiava i numeri da
giocare. Nati da un sogno o da un avvenimento particolare. A volte
faceva la cresta sulla spesa, pur di racimolare i soldi per le sue
giocate. Nessuno sapeva bene quanto giocasse. Nascondeva le cartelle
nelle profondità delle sue tasche. Una giocata fissa era il
terno 5- 6- 80. Lo giocò per diversi anni senza mai
interrompere la tradizione. Ogni tanto vinceva qualcosa. Alla sua
morte, per diversi mesi mi accollai la tradizione. Poi smisi. Non
avevo avuto risultati incoraggianti.
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