La colonia estiva passata con un'identità falsa. Pur di mandarmi per tre mesi in colonia mi ci mandarono con il nome di un altro bambino. Francesco La Mattina. Non solo. In questa colonia, che si trovava a San Vito lo Capo, curavano non so quale malattia degli occhi. Quindi io, che non avevo nessun disturbo, mi dovevo curare lo stesso. Solo così potevo usufruire della colonia. Falsa identità, falsa malattia. La mattina e la sera, tutti in fila indiana per ricevere delle gocce o della pomata negli occhi. Quest'ultima non la sopportavo. Per diversi minuti la vista si appannava. Aprivo e chiudevo le palpebre per cercare di eliminare la pomata. Bei ricordi. Veramente.
Quando
Marianna e Valeria erano piccole, la Domenica, portavo loro Il
Corriere dei Piccoli. In quel periodo questo
settimanale, già in crisi, metteva in ogni numero un gadget.
Io portavo la rivista in dono nella speranza di trasmettere loro il
piacere della lettura dei fumetti. Ma le due ragazzine erano più
interessate al regalino allegato. Spesso nemmeno sfogliavano il
corrierino e si catapultavano subito sulla sorpresa della settimana.
Non sapevo come comportarmi, quindi continuai a portare il Corriere
dei Piccoli anche se credo che non lo lessero mai. Maledicendo
certe scelte editoriali senza futuro per la lettura.
Durante
il servizio civile ho abitato a Milano, in uno di quei classici
appartamenti da ringhiera. In via De
Castillia. Trovavo orribile che ci fosse un solo gabinetto alla turca
per tutto il piano. Io avevo grosse difficoltà ad utilizzarlo.
Schifato riuscivo solo a urinare. Inoltre in casa non c'era modo di
lavarsi se non nel lavandino utilizzato per i piatti. Un giorno sì
e un giorno no andavo al Diurno vicino la Stazione Centrale. Il
diurno era in una galleria sotto il piano stradale. Nella stessa
galleria c'era un cinema. Accanto alla cassa c'erano dei cartelli con
su scritto “Allontanatevi. Non si accettano reclami”.
L'insegnante
di inglese nella base Nato vicino Amsterdam. Ci si frequentava da un
paio di mesi.
Quando
avevo il giorno libero dal lavoro lo andavo a trovare nel paesino
dove abitava. La cena era sempre la stessa. Bistecca enorme con
patate fritte e panini sofficissimi. Il tutto era rigorosamente
surgelato. Una volta gli dissi se era possibile cambiare menù.
Si offese come se avessi sputato sulla bandiera americana
Nessun commento:
Posta un commento