Eravamo
arrivati ad un accordo. Lui mi stava lontano quando ero davanti al
computer. Per il resto potevamo essere amici. Gli passavo le mie
verdure o ci scambiavamo i piatti. Lui, musulmano, naturalmente non
mangia maiale. Per diverse sere gli hanno portato lo spezzatino di
maiale o fette di prosciutto crudo. Io gli passavo quello che potevo
delle mie cose. Adesso facevamo anche passeggiate piacevoli lungo il
corridoio. Oggi gli hanno comunicato che essendo migliorato lo
dimetteranno presto. Lui è entrato in panico, esattamente come me.
La medesima emozione: voglia di restare e paura di tornare a casa.
Come gestirsi la terapia? Chi cucina? E se mi sentissi male? Proviamo
le stesse emozioni. Ho cercato di spiegargli in cosa consisteva la
terapia che gli hanno scritto. Due volte, per essere sicuro che
avesse capito. Gli ho parlato della Samot, che fornisce assistenza
gratuita. Della possibilità di avere l'esenzione dal ticket sui
medicinali. L'ho spinto a fare fagotto per andare via. Era restio a
lasciare il suo letto. Alla fine si è deciso a preparare le
classiche cose che ci portiamo dietro noi ricoverati. Ha voluto il
mio numero di telefono e mi ha lasciato il suo. Fra un po' diventerò
il telefono amico degli ex-ricoverati. Abbracci e poi ancora
abbracci. Poi un ultimo abbraccio, giusto perché ci siamo incontrati
all'uscita. Ciao Jalal.
giovedì 9 maggio 2013
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