La
bancarella di via Cavour. Quando la sera rientravo a casa, davo
sempre una sbirciatina ai volumi esposti. L'acquisto di almeno un
volume era assicurato. Lì comprai diversi volumi di Freud
editi dalla Boringhieri. Alcuni volumi di poesie di Prevert, Withman,
Blake. Per non parlare dei romanzi di fantascienza. La Bancarella era
per me come l'ultimo spazio di libertà prima del rientro.
Contavo prima i soldi, per essere sicuro di poter pagare il volume
scelto. Dopo mi piaceva scartarlo, sfogliare il libro e odorarlo.
Alle volte iniziavo a leggere il libro per strada. Approfittando
della luce dei lampioni.
Appena
arrivato ad Amsterdam iniziai subito a lavorare. Grazie ad una
agenzia di collocamento. Il lavoro consisteva nello stare davanti ad
una macchina da pressa e staccare il pezzo stampato. Non ricordo se
si lavorasse sette ore, compreso il tempo per due pausa caffè.
Scoprii abbastanza presto che non ero il solo che ogni tanto si
lasciava sfuggire un pezzo difettato. Le due pausa caffè
avevano orari diversi. Una di dieci minuti, l'altra di quindici. Il
lavoro di per sé non era faticoso, ma decisamente alienante.
Si arrivava a fine turno completamenti rintronati. Unico desiderio:
pulire la mente con il silenzio.
I
ricordi di un altro diventano anche i miei. Sopratutto quando l'altro
era Boris. E il ricordo veniva raccontato spesso. Ogni volta con
atteggiamento diverso. Dalla rabbia alle lacrime, all'ironia, ma
sempre con un pizzico di nostalgia. Alle volte la versione si
allungava e venivano fuori piccoli particolari insignificanti Il
colore di uno scialle non aggiungeva gran che al racconto. La storia
si svolse nei primi anni del 1930. I genitori di Boris avevano
comprato dell'olio nuovo. Per saggiarne la bontà, sua madre
propose di friggerci un uovo e darlo da mangiare al bambino. Il
bambino sentì e capì. L'uovo non arrivò mai, ma
la ferita e la sensazione che volessero usarlo come cavia per un
esperimento non andarono più via.
Da
un'idea mia e di Roberto Lo Sciuto, idea alla quale si associarono
successivamente Franco, Benny e Maurizio nacque il Punto Rosso. Il
locale era quello precedentemente occupato dalla Locanda degli
Elfi. Storico gruppo teatrale palermitano. Il Punto Rosso era la
somma di tante cose messe insieme. Era una piccola distribuzione di
riviste e libri. Era un minicentro di documentazione che raccoglieva
vari documenti sul movimento, dai beatniks a Lotta
Continua, dal materiale anarchico a Re nudo. Avevamo lo
spazio per fare piccoli concerti. Abbiamo fatto una serie di concerti
dedicati alla nuova musica con Kamisaska, Francesco Messina, Franco
Battiato. Andati economicamente male. Successivamente abbiamo fatto
un concerto con Alfredo Cohen. Questo fu l'unico evento organizzato
da noi andato in pareggio. E fu un successone. Con due repliche in
più non previste.
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