Boris era una persona straordinaria. Con lui, una
passeggiata era tutta una scoperta.
Un giro in macchina: una storia da raccontare.
“Vedi quella pianta? Quello è il sommacco.”
Da lì partiva con la storia del padre che faceva la
raccolta. O meglio, la faceva fare ad altri. Il padre dava loro
qualcosina. Dal sommacco si estraevano tannini usati nella concia
delle pelli. La stessa pianta veniva messa nei pollai per allontanare
i pidocchi delle galline. I frutti sono velenosi
Tranne che di fumetti, con Boris potevi parlare di
tutto. E sapeva raccontare storie bellissime. All'inizio degli anni
cinquanta era iscritto al PCI. In un paese, Camporeale, sotto il
dominio dei mafiosi. Non era facile. Spesso mi raccontava degli
episodi, paragonabili, con i dovuti distinguo, alla Resistenza. Le
ricordava, spesso con le lacrime agli occhi, quelle battaglie fatte
insieme ai contadini. Poi uscì dal PCI, dopo l'invasione
dell'Ungheria da parte dell'URSS.
Che fosse ateo è dir poco. Ogni volta che in TV
appariva il papa, partiva tutta una serie di insulti. Quando è
morto, le persone a lui vicino decisero di portarlo in chiesa con
messa e benedizione finale. Troppo incazzato, me ne sono andato
subito.
Per diversi anni, Rosuccia, figlia di mio zio Sarino,
passava l'estate da noi. Io frequentavo ancora la scuola media. I
suoi vivevano a Genova. Lei era la nipote preferita da mia madre.
Questo alle volte mi procurava gelosia. Ma tutto sommato, con
Rosuccia avevamo un bel rapporto. Di pomeriggio mia madre buttava una
coperta per terra e tutti e due dormivamo insieme. Poi Rosuccia con
gli anni venne sostituita dalla sorella Antonella. Anche lei passava
i mesi estivi con noi.
Potevo avere sei anni quando salivo su uno sgabello per
mettere i dischi. Il mobiletto radio aveva un coperchio che
nascondeva il piatto per i dischi. Questi erano ancora i vecchi
settantotto giri. La puntina era molto simile ad un chiodo. La scelta
era ridotta. Nilla Pizzi, Maria Paris, Claudio Villa e Paul Anka con
la sua Diana e pochi altri. Maria Paris era quella che mi
faceva più simpatia. I dischi erano ancora fragili, una caduta per
terra ed era la fine. Poi arrivò la valigetta giradischi dove si
potevano ascoltare i 45 giri. Uno dei primi fu uno con in copertina
una ragazza di colore seduta su una sedia in modo provocante. Per
molto tempo pensai che Milva fosse una ragazza di colore. La canzone
era “Le rififi”
Il canadese, cacciato via dalla casa di un amico che
abitava un piano sotto l'appartamento di Carlo. Ad Amsterdam ci sono
palazzi di tre o quattro piani. In ogni piano spesso c'è un solo
appartamento. Dove abitavamo noi la casa era composta da un unico
vano con servizio e doccia. In quel periodo convivevo con Carlo. Il
canadese era un bell'uomo che mi fece subito simpatia. Ci si
frequentò per il breve periodo che passò ad Amsterdam. Poi, per
lavoro, dovette andare a Dussendolf. Da lì mi fece avere un
biglietto per un volo di andata e ritorno per andarlo a trovare. Non
aveva assolutamente problemi di soldi. Li spendeva con una facilità
incredibile. Ci scrivevamo e lui ogni tanto mi mandava un assegno.
Anche, a distanza di anni, quando ero già tornato a Palermo.
L'amico di cui scrivevo sopra, noi lo chiamavamo la
zia acida. Un tipo ossessivo. La casa sempre pulitissima e guai a
spostare un qualsiasi oggetto. Naturalmente vietava tassativamente di
fumare. Lavorava come steward nella compagnia aerea KLM. Integrato
totalmente nel mondo olandese. Rifiutava di essere italiano. Ed
evitava a parte Carlo e me, gli altri italiani. Quando faceva qualche
incontro, se scopriva che l'altro era italiano lo mollava. Così su
due piedi. Una vera zia acida.
Nessun commento:
Posta un commento