Fu
una cosa platonica. Ma non platonica come è intesa comunemente.
Basso, grasso, pelato, con pochi capelli bianchi sulla nuca. Occhi
azzurri e sempre sorridente. Era il sagrestano della chiesa dei
Decollati. Ho messo un sacco di tempo a capire il termine decollato.
Quando lo capii mi sembrò una cosa macabra. Come trovavo macabra la
teca con le fiamme dell'inferno. Quelle povere figure immerse in un
mare di lingue di fuoco.
Il sagrestano teneva pulita la chiesa. Assisteva il
prete, e affittava le sedie quando le panche erano tutte occupate.
Durante la funzione religiosa, lui sedeva in fondo, vicino
all'entrata.
Una volta mi invitò a sedermi sulle sue gambe. La
posizione mi parve comoda.
Durante una manifestazione a Milano, nel 1972,
partecipai ad uno dei tanti cortei che si svolgevano in quegli anni.
Facevo parte del F.U.O.R.I. e con altri compagni andammo portando un
piccolo striscione. Era norma, per il nostro collettivo, accodarci
agli autonomi. Erano il gruppo con il quale sentivamo un legame più
stretto. Durante il corteo vidi per terra un volantino. Come sempre,
la prima cosa che facevo in questi casi era guardare da chi fosse
firmato. Brigate Rosse.
Lo piegai e lo misi in tasca. Arrivato a casa lo lessi.
Era uno dei tanti scritti deliranti, che naturalmente non
condividevo. Lo conservai lo stesso come documento di quegli anni.
Conservavo spesso il materiale prodotto dall'estrema sinistra. Dai
giornali ai volantini. Poi nel 1977 ci fu una fortissima repressione.
Mi prese la paura che se quel volantino mi fosse stato trovato in
casa avrei potuto passare dei guai. Lo buttai via. Ma con un po' di
dispiacere.
Soldi e preghiere. Intorno ai tredici anni. Frequentavo
una chiesa vicino casa. La Domenica ci andavo per partecipare alla
messa. Prima mi confessavo per prendere la comunione. Il prete alla
fine mi diceva di dire un tot di preghiere. Ma mi chiedeva anche una
offerta in soldi per la chiesa. Già allora pensavo fosse una
richiesta assurda. Non è detto che un ragazzino potesse aver dei
soldi da offrire. La richiesta del prete di donare dei soldi era
costante. Da questo cominciò la demolizione della mia fede.
Mimmo il barbiere. Frequentavo ancora la scuola
elementare. Di mattina andavo a scuola, di pomeriggio andavo a
lavorare da Mimmo. Dove lavorava anche mio zio Franco. Ci andavo
anche la Domenica. L'attività avrebbe dovuto chiudere alle 13,00
invece a quell'ora si abbassava la saracinesca e si continuava a
lavorare. Alle volte fino alle cinque di pomeriggio. Intorno l'ora di
pranzo andavo a casa mangiavo e poi ritornavo con un piatto di pasta
coperto da un altro piatto e legato con una mappina. Appena
arrivavo mio zio si mangiava la pasta nel retrobottega.
Eutanasia. Lilli, la mia cagnolina.
Cedutami da Boris perché, sosteneva, che non poteva più badare a
lei. Con Lilli vivevamo quasi in simbiosi. Lei amava me, ed io lei.
Stava sempre con me anche quando ero in negozio. Poi successe
l'irreparabile. Un avvelenamento probabilmente aveva mangiato un
veleno per topi. Feci l'impossibile per aiutarla. Ad un certo punto
le partirono i reni e non c'era nulla da fare. Trasportai quel
piccolo corpicino da un veterinaio all'altro niente nessuna speranza.
Come si usa dire bisognava abbatterla. Il veterinaio le fece una
puntura. Lei mi cercava con gli occhi. Non riusci a sostenerlo quello
sguardo. Piangevo ma non riuscivo a guardarla. Mi allontanai. Cosa
che ancora oggi se ci penso mi causa un dolore profondissimo. Non
solo, a distanza di tantissimi anni, non riesco a perdonarmi
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