Consulto
antalgico. No, perché terapia del dolore fa pensare a sedute sadiche.
Il dottore sembra sempre indaffarato. Mi dicono di aspettare il
turno. Lui, un altro paziente, in attesa, molto carino. Seduto fra
due sedie libere. Dove però poggia i palmi delle mani. Un orso
contadinotto, almeno all'apparenza. Ha gli occhi neri. Sembra che
lanciano scintille. Appena solleva una delle mani dalla sedia, mi
seggo. Cerco di attaccare discorso ma risponde a monosillabe Niè,
non è il caso di insistere. Ha delle belle mani. Mi fanno entrare
per primo in quanto ricoverato. Lui mi lancia un'occhiata di odio. La
stimolazione al nervo sciatico destro. Cazzo... dolore. Sono uscito
quasi zoppicando. Mi dicono di aspettare qualcuno che mi accompagni
nel mio reparto.
“Ma
non posso andare solo? Conosco la strada.” No, devo aspettare. Che
stavo ad aspettare lì? Avessi potuto giocare con quel lui, magari
sì. Appena l'infermiera si è allontanata, pian pianino, da solo,
sono tornato. Con la mia cartella clinica dalla copertina rossa
sottobraccio
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