L'abbandono. Avevo circa
sei o sette anni, insieme a un cugino della stessa età.
Eravamo a Mondello. Uno scherzo dei nostri genitori per vedere la
nostra reazione. Io inizia a chiedere alle poche persone che
passavano informazioni su come arriva in corso dei Mille. Casa
nostra. Poi, gli adulti si ripresentarono tutti sorridenti. Ero
incazzato come una belva.
L'unica foto dove sono
nudo risale agli inizi degli anni settanta. Ero con il mio amico
Carlo in un ristorante di Amsterdam. Un fotografo ci chiese di
fotografarci. Non so come Carlo ci fosse riuscito, ma lo convinse a
venire con noi a casa. Lì, prima uno poi l'altro, ci siamo
fatti fotografare senza niente addosso. Le foto non erano belle.
Il primo bacio. E' stato
bellissimo. Certo il posto non era dei più romantici, ma chi
può decidere quando questo avverrà per poterlo
programmare? A me capitò in posto un po' squallido: un
gabinetto di un cinema a Pisa. Eravamo in pieno sessantotto.
Umberto Tiboni è
stata una persona importante per me. Lo andavo a trovare durante i
momenti liberi dal servizio civile. Mi piaceva stare fra libri e
riviste che lui distribuiva. Gli feci un lungo corteggiamento. La
prima volta lo facemmo nei locali della distribuzione. Per terra
sopra dei cartoni.
Da piccolo mi ero
invaghito di un vicino di casa. Piccolo quanto? Intorno ai dieci
anni. Sì, molto precoce. Non so cosa avrei fatto per lui.
Forse non capivo bene cosa volessi. Ma ero attratto da lui come un
matto.
Mia nonna Barbara. Portava
in casa una specie grembiule con due tasche. Riusciva a stupirmi
sempre con tutto ciò che tirava fuori dalle tasche. Un
borsellino. Fogli di carta dove scriveva i numeri da giocare al
lotto. Forcine, ma anche biscotti o pane. Un pezzo di matita. Bottoni
tutti diversi. Confetti. Un fazzoletto. L'elenco, naturalmente, non è
completo.
Negli ottanta lavoravo
presso un laboratorio di analisi cliniche. Conobbi un medico. Si fece
amicizia. Una sera avevamo deciso di andare al cinema. Invece finì
che passeggiammo chiacchierando tutta la sera. Quando gli dissi di
essere omosessuale, ci rimasi male non appena lui rispose: “L'avevo
capito”.
“Mi hai rovinato la
serata”. Lui, Sandro, aveva fatto da disc jokey per tutto il tempo,
in casa di Dino. Naturalmente bevendo oltre ogni limite. Quando
arrivai,era gia cotto. Io lo presi in braccio. Lui vomito tutto.
Anima compresa. Allora raccolsi quel che era rimasto di lui e lo misi
a letto. Si addormentò quasi subito, biascicando qualcosa di
incomprensibile. Il giorno dopo, quando ci parlammo, partì il
suo rimprovero. Avrebbe voluto continuare la serata. Non dormire.
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