I Talking Heads a Palermo.
Non potevo mancare. Insieme a Dino, Franca e altri amici, eravamo
felicissimi di aver trovato i biglietti. Il concerto era allo stadio
della Favorita, come si chiamava allora. Ci siamo ritrovati come
animali in gabbia tra una selva di transenne, il palco quasi al
centro del campo da calcio. Una separazione rigorosa tra noi pubblico
e il gruppo in concerto. Gli stessi Talking Heads sembravano patire
la distanza. Un concerto rovinato da un eccesso di misure di
sicurezza.
Cazzoni.
Il mio maestro della
scuola elementare. Ne ho avuto anche un altro. Quello che con un
colpo di bacchetta mi procurò una ferita alla testa. Per me, il mio
maestro era - non vorrei sbagliare il nome - Romeo. Robusto, faccia
tonda. Capelli pettinati all'indietro. Unti con la brillantina. Come
tutti i maestri, indossava giacca e cravatta. Era un tipo buono e
comprensivo. Con lui amavo studiare. Con l'altro diventai cattivo.
Il bacio più eccitante.
Dato nella sala centrale del Banco di Sicilia. Davanti a tutti, lui
fece un gioco di prestigio. Per cominciare mi baciò sulle guance.
Nel passaggio da una guancia all'altra passò velocemente dalla mia
bocca.
Stavo iniziando una
relazione con W. Lui (per il solo fatto di aver scritto questa
lettera puntata, s'incazzerebbe) aveva un comportamento strano e un
po' ossessivo. La voleva sempre vinta, altrimenti si sentiva male o
addirittura perdeva i sensi. Io lo sapevo che recitava. Per questo la
soddisfazione fu maggiore quando lo schiaffeggiai dopo uno dei tanti
svenimenti. Due schiaffi ben assestati. I primi e gli ultimi che ho
dato.
Il buco di Ostia. Una
spiaggia frequentata prevalentemente da gay e nudisti. Metà anni
ottanta. Per la prima volta in spiaggia non usai il costume. E non
era male.
Lei, femminista della
prima ora. Usava il suo seno per sbatterlo sotto il naso a tutti
quelli a cui voleva chiedere qualcosa. Volle gestire una libreria
alternativa, impegnandosi il
meno possibile. Portò
la libreria al fallimento, giustificando le sue mancanze con la scusa
di doversi prendere cura della sorella disabile, peraltro sempre sola
e – per sua fortuna - autosufficiente. Scappò fregando soldi a
tutti quelli che aveva conosciuto. Padrona di casa, proprietario del
negozio, distributori. Senza scartare tutti quelli che le avevano
dato fiducia. Anche me.
Credevo
fosse una compagna. Invece era solo una troia.
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