Cerco di alleggerire l'attesa e la stanchezza con una battuta o umanizzando ill mio caso. Tranne con un Dottore i miei tentativi vanno a buon fine. Quindi. La calorosa stretta di mano e il sorriso del primario incontrato per le scale. Sono incoraggianti. L'ematologo che dopo avergli detto che più di venti anni fa lavoravo in un laboratorio di analisi cliniche. Leggendo anche le formule leucocitarie. Ha cominciato a chiamarmi amico mio. Fantastica Caterina sempre pronta ad aiutarmi e a lasciarsi abbracciare
Lo
scambio di battute sulle donne con l'infermiere Luigi. Io sostenendo
di non fidarsi mai quando una donna dice.
“Cinque
minuti e sono da te”
Lui
più misogino ribattere:
“Donna
uguale danno”
Una
infermiera che mi dice:
“Mi
sembra di conoscerla”
“Certo
che ci conosciamo. Abbiamo lo stesso vizio”
Mi
guarda un po' perplessa, poi capisce:
“Adesso
non più, ho la sigaretta elettronica”
Cerco
di non separare il corpo dalla testa. Di cedere a quel briciolo di
umanità. Sorridere più spesso. Fare breccia nell'altrui
cuore senza invaderlo. Provarci con tutti. Anche questo per me fa
parte integrante della terapia.
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