Nuovo
ospite. Calogero. Contadino. Qualche anno più di me. Doveva essere
operato in mattinata. L'operazione è stata spostata, forse a domani.
E' spaesato, ha bisogno di parlare. Faccio gli onori di casa
spiegandogli come funzionano le cose in questo posto. Come abbassare
o alzare la spalliera del letto. La possibilità di utilizzare il
frigo e altre cosette. Faccio in modo che si senta a suo agio. Io non
chiedo mai se uno è sposato. Faccio domande sulla persona. Il
lavoro, gli interessi. Oggi, come tutti i giorni sono venuti Pino e
Filippo. Quando sono andati via, partono le domande.
“Mi ha detto che ha un negozi. Chi ci pensa adesso?” e poi quella classicissima:
“E' sposato? Non ha figli?”
“No, sto con un uomo. Il pacchione che ha visto oggi è il mio compagno.”
Non risponde. Mi guarda. Lo interrogo, guardandolo da sopra la stecchetta degli occhiali.
“Sì, ho capito.”
Mi sarebbe piaciuto tanto poter dire di essere sposato anch'io.
“Mi ha detto che ha un negozi. Chi ci pensa adesso?” e poi quella classicissima:
“E' sposato? Non ha figli?”
“No, sto con un uomo. Il pacchione che ha visto oggi è il mio compagno.”
Non risponde. Mi guarda. Lo interrogo, guardandolo da sopra la stecchetta degli occhiali.
“Sì, ho capito.”
Mi sarebbe piaciuto tanto poter dire di essere sposato anch'io.
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