L'inutile pistola
giocattolo regalatami da piccolo per la festa dei morti. Non mi
piaceva. Non ricordo quale dono avrei preferito. Affacciato al
balcone, sparavo ai passanti. La cosa non mi divertiva e mi dava
fastidio pure il rumore che produceva.
Lido. Un omone robusto.
Lavoravamo nello stesso ristorante. Facevamo speso a pugni. Una volta
l'uno, una volta l'altro, iniziava una provocazione che finiva
spesso in una scazzottata. Ma era tutta una scena, nel senso che non
litigavamo realmente. I pugni sì, quelli erano veri. Era un
modo per giocare. Io per avere un contatto fisico con lui. Perché
lo facesse lui non l'ho mai capito.
In un negozio di dischi
usati, ad Amsterdam, scambiai le copertine di due dischi. Quello di
Yoko Ono costava meno dell'album di John Lennon. Così pagai
John Lennon al prezzo di Yoko Ono.
“Il Pasto Nudo” di
William Burroughs, passatomi dalle mani agli inizi degli anni
settanta. Non sono mai riuscito a finirlo. Però ogni volta
che lo riprendo in mano riesco a leggere più pagine della
volta precedente. Facile vedere il film di Cronenberg. Leggere il
romanzo è un po' diverso.
L'estinzione del dolore.
Trasformato in una gioia incontenibile. Quasi da stare male. Felice.
In ginocchio. Abbracciandomi e piegandomi. In sintonia con
l'universo. Non dico minchiate, tutto vero. Ero troppo felice. Mi
rasserenò in una notte buia.
Dopo la separazione da
Luciano, non ruscivo a entrare da solo in un bar. Mi vergognavo, e mi
sembrava fuori luogo. Ho impiegato mesi prima di riuscire a entrare e
ordinare un semplice caffè.
La bicicletta... mai avuto
da piccolo. Cosa che mi sarebbe tanto piaciuta. Che poi da grande mi
vergognavo a imparare. Su di una vecchia bici di mio fratello passavo
le domeniche a fare il vialetto della casa di campagna di Boris. Un
alienato che andava avanti e indietro. Su e giù per quel breve
vialetto, sognando di arrivare in paese in bici. Ma tutto finì
lì.
La volpe. Giustamente
diffidente, che accettava il cibo che le offrivo, ma solo quando mi
ero allontanato. Dovevamo mantenere le distanze. Ogni tanto mi
guardava. Non era ostile, la volpe. Quasi curiosa. Mi sentivo onorato
del suo sguardo.
Nessun commento:
Posta un commento