La
mia vita ormai ruota tutta intorno alla malattia. Leggo? No, non
leggo quasi più. Televisione? Qualche trasmissione
informativa, ma che non sia lunghissima. Anche i film sono diventati
rarissimi. Qualche volta un telefilm. Una sfogliata veloce ai
quotidiani. E poi si parla solo della malattia. Vivo in funzione
della malattia. Dalla mattina appena sveglio fino a quando vado a
letto. E' un continuo scandire cose da fare, medicine da prendere,
pulizie da effettuare. Tutto il resto che riesco a fare, anche
scrivere queste righe, è un intermezzo.
Oggi
prima visita dell' infermiere della SAMOT. Ha controllato le due
stomie e ha voluto vedere il catetere. E' rimasto più di
un'ora fra chiacchiere e moduli da riempire.
Non
vedevo l'ora che finisse, erano le due passate e ancora io e Filippo
non avevamo pranzato. Fortunatamente non c'era da cucinare. Era tutto
pronto, cibo rimasto da ieri. A metà pranzo suonano al
citofono.
«Sono
l'assistente sociale.»
Anche
lei mandata dalla Samot. Pranzo interrotto e altre domande alle
quali rispondere e altri moduli. Poi... l'incidente. Mi si apre la
sacca della colostomia. Con l'aiuto del buon Filippo ci dedichiamo
alle pulizie. Io al mio corpo, lui al pavimento. Momenti di
imbarazzo ormai quasi minimi. Tutto sta rientrando nel possibile
della norma. Riprendiamo con l'assistente sociale. Lei va via alle
tre e un quarto. Finisco ormai svogliatamente di pranzare. Prendo le
pillole che mi spettano dopo mangiato. Mi prendo anche le altre che
avrei dovuto prendere alle tre. Mi metto un Actiq in bocca, ed
essendo molto stanco penso di mettermi a letto per riposare. Resto
disteso una decina di minuti. Iniziano i dolori.
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