Lessi
“Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati, moltissimi anni fa. Mi
sono rimasti in mente il tenente Drogo e la sua destinazione, la
fortezza Bastiani. E quei nemici, attesi una vita e che arriveranno
troppo tardi.
Qui
il nulla all'orizzonte è identico. Si passano le giornate a
osservare quello che c'è fuori senza rilevare nulla di interessante.
Se non contiamo la vista dell'obitorio e il cimitero un po' più in
là. Nell'obitorio, essendo il più vicino, noto sempre un ininterrotto via vai. Persone che vanno e vengono. Qualcuno con dei mazzi di fiori
in mano.
All'orizzonte
comunque non si avvistano nemici, e il deserto dei tartari si spiana
davanti a me quasi come una sfida. Forse la vera sfida non sono i
nemici, ma la solitudine. Da colmare con storie di battaglie passate
e di quelle che mi aspettano. Le prime riesco a raccontarle, le altre
sono fantasie, spesso dovute al delirio della febbre.
Ricordo
la copertina dell'Oscar Mondadori del volume. Una divisa completa di
berretto ma senza volto. Dietro, il deserto. Non ricordo di chi fosse
la copertina, secondo me azzeccatissima. Perché siamo tutti un po'
il tenente Drogo, e viviamo tutti nella fortezza Bastiani. Tutti di
vedetta, in attesa dell'avanzata dei nemici. Alla fine innamorati di
questo silenzio. Di questa attesa. Di questa vita.
3 commenti:
e se provassi a guardare in su?
passano tanti aereoplani sai? :)
Più che aeroplani ci sono molti uccelli. Prima o poi ci scriverò qualcosa.
Più che aeroplani ci sono molti uccelli. Prima o poi ci scriverò qualcosa.
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