“Ma
davvero lo faresti?”
Disse
di sì, fissando l'appuntamento al sabato successivo.
“Mi
procuro tutta l'attrezzatura necessaria e ci vediamo sabato.”
Avevo
bisogno di una bacinella per i piedi. Il nostro Filippo ne ha portata
una blu. Capiente abbastanza.
Con
questo caldo portavo ancora le calze. Per coprire la vergogna. Avete
idea di cosa vuol dire stare quattro e più mesi senza tagliarsi le
unghia dei piedi? Io, causa la colostomia, ma non solo, non riesco
più a piegarmi per farlo da me. Quindi ci voleva Piero. Chi è
Piero? Un amico caduto dal cielo. Colmo di compassione perché lui
c'è già passato. Più volte messo alla prova fin da piccolo.
Uscitone uomo compassionevole. Piedi in acqua calda con bicarbonato.
Così cerchiamo di ammorbidire queste corna dure. Lui, intanto, tira
fuori un armamentario con forbicine, tronchesse, tagliaunghie,
limetta, tronchessa piatta. E tanto altro. Piano piano abbiamo
riempito di scaglie tutta la stanza. Facciamo diverse pause, la
stanchezza è reciproca. Il lavoro è sporco e duro. In verità più
duro che sporco. Passa il personale delle pulizie. Pulisce quello che
può. Ci prendiamo la pausa pranzo. Io mangio le cose passate
dall'ospedale. Piero un kebab che ha portato anche per me e Filippo.
Dopo la pausa pranzo: di nuovo piedi in ammollo e ultima ripassata.
Meno male che è durata poco. A questo punto ero veramente stanco.
Ci siamo messi a chiacchierare. Poi è dovuto andare via. Non prima
di darci un prolungato abbraccio. Minimo atto di riconoscenza. Al
nostro piccolo grande uomo.
Grazie
Piero.
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