Parlare
di fede mi imbarazza. Forse perché è una cosa molto intima. Tocca
la parte più profonda di me. Ma sento che la cosa la devo esternare.
Ho praticato buddismo per diversi anni. Credo cinque o sei. Nichiren
mi si svelò attraverso Giuseppe Atanasio, cliente dell'allora
appena nato Altroquando. Timidamente, e - non lo nego - con paure e
dubbi, mi sono avvicinato alla pratica abbracciando Nam myoho
renge kyo.
Per
diversi motivi, che adesso sembrano chiariti, mi allontanai dalla
pratica restituendo anche il Gohonzon, l'oggetto di culto
davanti al quale si prega.
Nam
myoho renge kyo, comunque, continuava a risuonare dentro la mia
testa. Sì, alle volte lo usavo. In alcuni momento era come se
risalisse dal plesso solare fino alle labbra. Ed io alle volte lo
sussurravo. Poi, finalmente, capisco che praticare vuol dire essere
in viaggio verso quello consideriamo il massimo. Chi pratica è
un pellegrino in cerca della propria buddità. Ma ancora fallace.
Poi
l'avvento del tumore. Questa malattia che ha sconvolto non solo il
corpo, naturalmente. L'altra parte della medaglia, la testa, ha
reagito a modo suo. Sono cambiate diverse cose. Punti di vista adesso
differenti, forse alla ricerca dell'essenziale.
Il
dolore, intanto, chiede aiuto. Non sempre le medicine bastano da
sole. Un notte, in ospedale, il catetere causava dolore e bruciori
insopportabili. Non sapevo che fare oltre a lamentarmi. Mi misi a
recitare Nam myoho renge kyo. Seduto in una sedia lungo il
corridoi del reparto. Riempiendo la mia testa. Dimenticando il
dolore.
Prima
dei due interventi subiti mi addormentavo con l'anestesia e recitando
Nam myoho renge kyo. Ricominciai così, timidamente, la
pratica. Valeria, un'amica che ha iniziato da poco a praticare, mi ha
fatto avere il libretto di Gongyo, la preghiera che recitiamo due
volte al giorno. Iniziai così, fissando un punto sul muro, la
pratica quotidiana. Ad Aprile, in piena primavera.
Il
passo successivo è stato, dopo giorni di riflessioni, vedere se
potevo riavere il Gohonzon. Patrizia, che pratica da
moltissimo, alla quale mi sono rivolto, mi ha dato la notizia. Tutto
era possibile. Con grande sorpresa scopro che, addirittura, il mio è
conservato a Roma. Quanto prima, mi hanno promesso, lo riavrò
indietro. Intanto me ne hanno portato uno “in prestito”. Ieri si
sono presentati Patrizia insieme a Sandro e il Gohonzon.
L'apertura
della pergamena, per me, è stata una cosa emozionante. Non credo di
poterlo spiegare bene. Era come riguardarsi negli occhi con una
vecchia conoscenza. Disponibili entrambi a tutti i chiarimenti
necessari dopo questa lunga separazione.
Ricomincio
da qui il mio cammino.
2 commenti:
è strano è la prima volta che mi affaccio al tuo blog e la prima cosa che leggo è legata alla pratica, al daimoku. è strano perché io stesso, un tempo che mi sembra lontanissimo, praticavo. smisi perché non capivo cosa significassero quelle parole lì e nessuno, allora, sapeva spiegarmene il significato. però non ho mai smesso di fare daimoku. anche oggi, che sono adulto e padre di figli, al mio bambino cui stavo insegnando a usare la bici senza rotelle, ripetevo "dai andrea, nam myoho renge kyo! ce la fai!". c'è riuscito, beh magari non è per il daimoku, ma ce l'ha fatta, e andare in bici senza rotelle è un po' come affrontare un ignoto mondo in cui inaspettatamente entrano in gioco le leggi della fisica, movimento, gravità, equilibrio, forza e resistenza. è un po' come imparare a camminare, e quando impari non c'è bisogno di imparare di nuovo. non è come per la vita, se smetti di amare devi reimparare a amare, se smetti di aver fiducia devi reimparare a averne. andare in bici no, una volta appresa la magia che ti consente di vincere quella odiosa cosa che è la Fisica, non la dimentichi più, potrai praticarla per sempre. chissà forse è così pure per il daimoku, una magia che ti consente di vincere la paura, di sospendere il precipitare di cellule verso disgregazioni infami e dolorose. riuscire a sospendersi dalla vita può essere un vantaggio, se la vita intorno a te corre in direzione contraria. perciò nam myho renge kyo, amigo!
Sono felice di questo incontrarci misticamente. Condivido quello che scrivi. Spero tu possa riabbracciare in modo più forte nam myoho renge kyo. nel mio piccolo se ne vuoi parlare sono qui. magari scrivendomi a sadeide.virgilio.it
Posta un commento