Antonella.
Capelli biondi, lunghi. Occhiali. Magra. Occhi vispi. E' la psicologa
del reparto. Abbiamo avuto un incontro la settimana scorsa. Una
conversazione informale. Le avevo parlato dei viaggi impossibili che
non posso fare. Dei sogni nel cassetto destinati ad ammuffire. Poi di
gatti e altre amenità.
Oggi
ritorna, Antonella. Mi parla dei sogni possibili. Precarietà della
perfezione. Di porte che si aprono. Ed io penso che sta prevenendo
quello sul quale riflettevo giorni fa con Filippo. Mi dice che se
voglio uscire lo posso fare.
“Se
vuoi passare, che so, la domenica, ma anche un altro giorno, fuori lo
puoi fare. Naturalmente ci avvisi. Magari il giorno prima.”
Volevo
fare una sorpresa al nostro amico Tiziano, che verrà a trovarci.
Uscire un giorno insieme. Con Filippo dubitavamo un poco. Invece...
Io,
che per adesso sono predisposto, ho lasciato sfuggire alcune
lacrimucce. Belle però.
Non
contenta, lei mi parla del terrazzo. Sopra il nostro reparto,
un'associazione di volontari ha pensato di realizzare questo spazio,
per essere utilizzato non solo dai pazienti ma, anche dai familiari.
Attrezzato con un gazebo, delle panchine e qualche pianta. Un altro
obiettivo al quale miravo di arrivare. Riuscire a salire le due
ripidissime rampe di scale per vedere il terrazzo.
Mi
dice che c'è il montacarichi che porta su, e quindi non c'è bisogno
di fare le scale.
Miravamo
al cielo. All'impossibile. Rimanemmo con il dito puntato e sogni
ammuffiti. Ora si punta al possibile. Piccole gioie. Ora.
1 commento:
Mi piace. E forse non è sempre così, in fondo? Che la perfezione prende a calci e l'imperfezione, con un po' di scale o una pianta, con un posto, un "interstizio" piccino pensato per noi... fa sorridere? Io la mattina quasi sempre innaffio l'orto da balcone. Anche quando va male.
Un abbraccio!
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