Il
dolore di cui parlavo l'altro ieri si rifà vivo. La terapia nuova,
un aumento del trenta per cento del Targin non ha prodotto grandi
effetti. La notte, ma anche il pomeriggio, quando mi sdraio sul
letto... iniziano. Pepe, uno dei medici, che ho conosciuto qualche
giorno fa è appena tornato dalle ferie. Mi racconta del suo viaggio
in Africa. Mi chiede come sto andando, e alle mie risposte non tanto
positive riguardo al riposo mi dice di aspettare qualche giorno, poi
passeremo ad altro. Ma il Targin sembra che attraversi il mio
intestino senza sciogliersi. Non è una deduzione ne ho le prove.
Allora, da oggi, cerotto. Mi attaccano un cerotto sulla spalla.
Chiedo il nome. Me lo ripetono più volte, ma non lo capisco. Capisco
solo che è sempre un derivato dallo stesso fiore. Il dottore Pepe
ride. Il Targin contiene ossicodone cloridrato, potente analgesico
del gruppo degli oppioidi. La sostanza attiva nel cerotto è diversa.
Sempre dello stesso gruppo, ma forse ancora più forte. Il cerotto è
a rilascio lento e dura settantadue ore. Messo questa mattina resterà
attivo fino a venerdì. Comunque oggi pomeriggio mi sono messo a
letto e ho dovuto alzarmi. Ho preso l'Aticq e dopo una ventina di
minuti tutto era quasi passato. Forse sono serviti anche un pacchetto
di sfogline divorate per consolarmi. O le caramelle che ho mangiato.
Passato, comunque. Ancora presto, in verità, per vedere gli effetti
della nuova cura.
Il
pomeriggio visto che non ho potuto riposare mi sono andato a sedere
sulla scala di sicurezza. La vista è un poco più ampia della
finestra di camera mia. Poi c'è la comodità di stare seduto fuori
all'aria aperta. Ricorda l'aria di libertà dei carcerati, per certi
versi. Ma per me sono momenti di unione e pace con tutto quanto mi
sta attorno.
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