domenica 4 agosto 2013

Edificio 17A – Davanti alla finestra


La finestra della stanza è un occhio aperto sul mio piccolo mondo esterno. Sfidando oltre ogni limite, felci spuntano dalle fessure, lì vicino l'angolo riparato dal sole. Dell'obitorio e del cimitero credo di avere già parlato. Il primo: una macchia giallo pallido. L'altro: una filiera di cipressi. Non ho più parlato del mio fiore rosso. Cose più vicine ed evidenti. Mentre la Camera Iperbarica, proprio di fronte, emette uno sbuffo con una certa cadenza. A sinistra l'edificio, con le sbarre alle finestre, per i carcerati. Poco più in là vedo palazzi che insieme alle montagne delimitano l'orizzonte. Circoscrivendo lo spazio e lo sguardo. La mia rosa rossa continua ad essere esuberante, come i giovani con la smania di crescere. La parte di cielo visibile è solcata da piccioni, gabbiani, rondini, passeri, merli, gazze, pipistrelli. Tutto ha bisogno di attenzione e cura. Non solo riferito a me. Non mi lavo la faccia, curo la barba e  l'indolenzimento del bacino? Alle volte, come è successo ieri, riesco a rivedermi come una volta. Sfoggiare i vecchi delicati petali dei giorni vissuti. Davanti alla finestra che scoppia di sole.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Diceva un importante regista italiano, credo fosse Risi: "Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guarda dalla finestra sto lavorando?".
In fondo, a voler semplificare, la cornice di una finestra è come lo schermo di un cinema, e se il cinema è la rappresentazione della vita, allora il semplice atto del guardare attraverso la cornice di una finestra è un po' come essere spettatori esclusivi di un film che cambia ogni giorno. Quando ero bambino trascorrevo ore alla finestra di casa dei nonni, erano anni quelli in cui certi mestieri si facevano per strada, così il fabbro trasferiva la sua bottega sul marciapiede, e anche il restauratore di mobili accanto. C'era poi una "signorina", così la chiamava nonna La Signorina, sembrava uscita da una canzone di De Andrè, una donna che era stata bella e vezzosa e che ormai assisteva irritata allo sfiorire della sua bellezza. Le era rimasto solo il passare davanti le botteghe del fabbro e del restauratore per prendersi l'ammirato "buongiorno signorina" dei due uomini. A volte la scorgevo alla portafinestra di fronte, seduta oltre il vetro. Nonna mi rimproverava, non si guarda dalla finestra, diceva. E' maleducazione! Non ho mai capito perché fosse maleducazione. Ma si sa le nonne hanno sempre ragione.

Unknown ha detto...

Mi piace leggere i tuoi commenti. Riferimenti, ricordi, anedoti, nonne. Quasi un seguito imperdibile a quello che scrivo. Grazie.

Unknown ha detto...

Beh, a me fa piacere che ti faccia piacere. Non c'è da ringraziare, sta diventando una piacevole consuetudine leggere i tuoi post e trovare argomenti comuni. Abbracci.