Non
puoi mollarmi, perché ti devo ancora dei soldi.
Sono
orgoglioso che tu mi legga. Io continuo perché, mettere insieme
queste lettere, organizzarle, dare loro un senso, non solo per me,
raccontare... presente e passato... mischiando le cose. Che poi sono
la mia vita. Ecco, tutto questo mi serve. Mi serve come tutte le
pillole che ingoio. Parte integrante della terapia. Scrivere. Non
credevo potesse essere possibile. Invece è vero. Sto cazzo di
scrivere e raccontare che ti prende.
Ma
volevi sapere di questo? Non credo.
Come
sto? Oggi benissimo. Doccia mattutina. Tutte le piccole seccature di
cambio di sacchetto, svuotare il sacchetto, e via di questo passo.
Fino al respiro profondo, quando ho finito tutto il lavoro. Oggi
festeggio il terzo giorno senza febbre. Per me grande risultato,
grazie al cambiamento di terapia contro l'infezione urinaria. Per il
resto la situazione rimane in stallo. La cura non è iniziata per
mancanza di globuli bianchi.
Ma
volevi sapere di questo? Non credo.
Inizi
parlandomi di posti bellissimi dove sei stato e dove andrai. Io non
faccio programmi. Nel senso che non posso farne. Scrivevo l'altro
giorno sui viaggi che avrei voluto fare. Quelli che diventano i sogni
nel cassetto. Che poi quando tiri fuori sanno di muffa. Ed è finita
lì.
Ma
volevi sapere di questo? Non credo.
Qui
nella mia stanza non fa molto caldo. Ogni tanto accendo il
condizionatore, ma per poco. Preferisco la finestra aperta anche se
con un po' di caldo in più. Mi da più luce e aria. Poi mi serve,
per affacciarmi e fumare. Ci sarebbe il luogo deputato, ma preferisco
affacciarmi, fumare e guardare il panorama. Quando lo dico tutti
fanno le smorfie. Il mio panorama dà sull'obitorio e poco più in la
si vede il cimitero. Per me sono ormai una vista normale. Poi
l'obitorio con il via vai di persone mi incuriosisce, alle volte
cerco di inventarmi le storie dietro ognuna di queste persone che
vanno e vengono. Dicono che sto dando di testa.
Ma
veramente volevi sapere di questo?
So
che ci sei, altrimenti avrei sbagliato i miei conti. E questa volta
non centrano i soldi.
Un
abbraccio
3 commenti:
Frequento la scrittura da molti anni ormai. Ho iniziato come molti, intorno ai quindici anni, la ragazza che pensi sia La-Ragazza-Della-Vita ti molla e così ecco che cerchi e trovi un rifugio: la scrittura. All'inizio è una posa malinconica, scrivi tormentato dall'amore, e pensi "se solo mi vedesse! Tutto sarebbe diverso, capirebbe". Invece lei non ti vede né vuole farlo. Non resta nulla, se non quell'angolo di beatitudine che è la scrittura. Il tempo passa, inesorabile come solo il tempo sa e può fare, le ragazze vengono ma soprattutto vanno, però lei rimane lì, accanto a te, vestita di bianco che attende solo di essere sporcata dalla tua grafia incerta. E alla fine ti rendi conto che non puoi più farne a meno. Cominci a pensare di farla diventare una roba seria, e passi alla olivetti di papà, e già ti senti scrittore, un po' Hemingway e un po' Kerouac che in fondo l'emozione è la stessa che tu sia un analfabeta o un genio della narrativa. La scrittura non ha pretese, non chiede nulla in cambio e da molto in cambio dell'attenzione che le presti. Per chi come noi ha "conosciuto" il computer che era già grande il piacere della scrittura si è amplificato. Puoi scrivere, correggere, tagliare e incollare senza sbavature lasciando il foglio pulito e ordinato. Certo. E' vero. Ma è vero anche che gran parte del processo creativo che fai nello scrivere, così, lo perdi. A meno che tu non sia un maniaco che salva ogni singola versione del suo scritto, perdi un sacco di roba. Resta solo il distillato, che di norma è la parte migliore, ma non è tutto, è solo una parte. Per fortuna, però, la cosa più importante non ti abbandona e cioè il semplice piacere dello scrivere. Mi viene da pensare che sia quella la parte migliore: il mosto da cui discende la grappa della scrittura.
Che poi il bello è scrivere e perdervisi. Tutto il resto, cosa ne sarà, cosa diventerà importa poco. Una volta ad un mio amico che cantava feci notare notare che era stonato. Lui mi disse che quando cantava, anche se stonato, la sua gioia era grandissima.
Che poi il bello è scrivere e perdervisi. Tutto il resto, cosa ne sarà, cosa diventerà importa poco. Una volta ad un mio amico che cantava feci notare notare che era stonato. Lui mi disse che quando cantava, anche se stonato, la sua gioia era grandissima.
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