La
finestra della stanza è un occhio aperto sul mio piccolo mondo
esterno. Sfidando oltre ogni limite, felci spuntano dalle fessure,
lì vicino l'angolo riparato dal sole. Dell'obitorio e del cimitero
credo di avere già parlato. Il primo: una macchia giallo pallido.
L'altro: una filiera di cipressi. Non ho più parlato del mio fiore
rosso. Cose più vicine ed evidenti. Mentre la Camera Iperbarica,
proprio di fronte, emette uno sbuffo con una certa cadenza. A sinistra l'edificio, con le sbarre alle finestre, per i carcerati. Poco più
in là vedo palazzi che insieme alle montagne delimitano l'orizzonte.
Circoscrivendo lo spazio e lo sguardo. La mia rosa
rossa continua ad essere esuberante, come i giovani con la smania
di crescere. La parte di cielo visibile è solcata da piccioni,
gabbiani, rondini, passeri, merli, gazze, pipistrelli. Tutto ha
bisogno di attenzione e cura. Non solo riferito a me. Non mi lavo la
faccia, curo la barba e l'indolenzimento del bacino? Alle volte,
come è successo ieri, riesco a rivedermi come una volta. Sfoggiare i
vecchi delicati petali dei giorni vissuti. Davanti alla finestra che
scoppia di sole.
domenica 4 agosto 2013
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3 commenti:
Diceva un importante regista italiano, credo fosse Risi: "Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guarda dalla finestra sto lavorando?".
In fondo, a voler semplificare, la cornice di una finestra è come lo schermo di un cinema, e se il cinema è la rappresentazione della vita, allora il semplice atto del guardare attraverso la cornice di una finestra è un po' come essere spettatori esclusivi di un film che cambia ogni giorno. Quando ero bambino trascorrevo ore alla finestra di casa dei nonni, erano anni quelli in cui certi mestieri si facevano per strada, così il fabbro trasferiva la sua bottega sul marciapiede, e anche il restauratore di mobili accanto. C'era poi una "signorina", così la chiamava nonna La Signorina, sembrava uscita da una canzone di De Andrè, una donna che era stata bella e vezzosa e che ormai assisteva irritata allo sfiorire della sua bellezza. Le era rimasto solo il passare davanti le botteghe del fabbro e del restauratore per prendersi l'ammirato "buongiorno signorina" dei due uomini. A volte la scorgevo alla portafinestra di fronte, seduta oltre il vetro. Nonna mi rimproverava, non si guarda dalla finestra, diceva. E' maleducazione! Non ho mai capito perché fosse maleducazione. Ma si sa le nonne hanno sempre ragione.
Mi piace leggere i tuoi commenti. Riferimenti, ricordi, anedoti, nonne. Quasi un seguito imperdibile a quello che scrivo. Grazie.
Beh, a me fa piacere che ti faccia piacere. Non c'è da ringraziare, sta diventando una piacevole consuetudine leggere i tuoi post e trovare argomenti comuni. Abbracci.
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