martedì 31 luglio 2007

Sutta scupa 3: Non è successo nulla


Esperienza non è altro che il ricordo degli errori fatti. Piu o meno così sosteneva Oscar Wilde. Avventurarsi nella possibilità di sbagliare in fondo, non è altro che vivere. Certo, assumendosi tutte le responsabilità. Ma avere la possibilità di commettere cazzate, senza pagarne le conseguenze, forse non è da comuni mortali. E' solo un'occasione concessa a chi fa il vigile urbano.
E così è finita. Come? “Abbiamo sbagliato”. Cioè? “Niente, abbiamo commesso un grosso errore”. E che faccio? “Le ho detto che abbiamo sbagliato”.
In verità, almeno questo era carino. Non era l'arrogante ispettore capo. Appena entrato non l'avevo riconosciuto. Sorridente mi stringe la mano e mi chiede se mi ricordo, per un attimo resto perplesso, poi ricordo. I Vigili Urbani. Mi chiede “Mi da il foglio?”. So cosa intende ma sottolineo “Il verbale che mi avete fatto?”. “Sì, me lo dia”. Ha dei bei baffoni, “Perchè?”, provo comunque a chiedere. “Abbiamo sbagliato”.
O subito pensato ad un film. Che ti cattura con una fitta trama intricata. Che alla fine ti aspetti il grande botto finale. E poi invece ti lascia altri dubbi su quella fine aperta anche ad altre supposizioni.
L'avvocato in vacanza è contento. Io al lavoro sono deluso.
Sì, va bene. Quei tremila novanta nove virgola ottantacazzi non dovrò pagarli. Ma chi paga la mia rabbia? Chi paga le mie giornate perse? Chi paga?
Nessuno!
Gli dò il “foglio”. Lui in modo caloroso mi stringe la mano.
Non è successo nulla.
Spero.






lunedì 23 luglio 2007

Due Piazze

Due piazze separate da un fiume sotterraneo. Due visioni di una medesima schizzofrenia che ha colpito questa città. Da una parte lo scempio di una piazza, trasformata in un ammasso di tavolini e ombrelloni. Non una piazza anonima, ma un luogo con una propria presenza artistica: Piazza S.Francesco d'Assisi. Legalmente occupata con regolare pagamento del suolo pubblico. Armonia e bellezza ignorati e trasformati in un ristorante all'aperto. Ed è tutto nella legalità. Dall'altra parte di un fiume che non si vede, una piazza con una fontana: Piazza Garraffello. Sia la piazza che la fontana che vi è al centro sono arrivati a tal punto di degrado da essere stati messi, tempo fa, sotto sequestro. Poi, ovviamente, sono state dimenticate. Poi la piazza è diventata un posteggio. La fontana asciutta e piena di rifiuti. Poi, un giorno, qualcuno lavora attorno alla fontana. La pulisce e ne sistema lo scarico. E da quel giorno, ogni giorno una piccola novità. Un giorno dalla fontana scorre nuovamente l'acqua, un canto sommesso ma non timido. Un altro, viene circondata da piccole palme. E poi le stesse palme non circoscrivono più la fontana ma tutta la piazza, aggiungendosi nuove piante. Un altro giorno spunta una panchina di ferro verniciata di rosso. Una catenina delimita la piazza evitando che vi si possa posteggiare. E poi ancora altre panchine spuntano nel giorno dopo. Tutto “illegale” ma tutto encomiabile. E la piazza torna a respirare. Il tutto ad opera di azioni quanto meno illegali.
E' strana Palermo, direi quasi surreale. Comportamenti legali, da un lato, che in nome del primato dell'economia non tengono conto né della bellezza né della pubblica fruizione dell'arte. Di contro, “l'illegalità” di alcune persone che hanno capito come, valorizzando la bellezza di un luogo, puoi anche guadagnarci economicamente.
La morale ci sarà pure, ma ho grosse difficoltà a tirarla fuori.

domenica 22 luglio 2007

I Maestri del colore: De Chirico

Cavalli su una spiaggia ellenica” di Giorgio De Chirico (1888-1978 )

martedì 17 luglio 2007

Sutta scupa 2: Coincidenze

A volte ci accadono cose che si ripetono a distanza di tempo. Segnali del fato, coercizione a ripetere gli stessi errori, segnali ben precisi... coincidenze? Non saprei ma succede. Succede che: dopo l'insediamento del nuovo sindaco, pochi giorni prima del festino della santuzza, ricevo la visita di tre Vigili Urbani. Ah, succede pure che il Comune di Palermo è in deficit e non trova abbastanza fondi per i festeggiamenti della patrona della città. D'altra parte succede anche che io mi azzardo a mettere in vetrina un manifesto che criticava alcune spese sostenute dal sindaco. O, come è avvenuto alle ultime elezioni, mi sono permesso di candidarmi nello schieramento contrario al nuovo sindaco.
Le cose sono legate fra di loro? Non saprei: ma tutte queste cose sono successe, se poi abbiano dei legami fra di loro non ci posso giurare. Ma qualche dubbio posso averlo?
Sono tornati. Decisi, sapevano quello che c'era da fare. Da un giorno all'altro mi ritrovo ad essere un “abusivo”. La mia licenza di commercio è per il n. civico 145, non è valida per il 143. Punto. Ho fatto la variazione all'annona. Al Vigile non risulta, e ricorda ad un mio amico presente che per informarsi ha pagato, di tasca SUA, ben tre telefonate. Mi chiede: “Che facciamo?”. Io ingenuo, dico che chi meglio di lui mi può dire cosa fare per chiarire l'equivoco sul quale stanno basando tutto?
Non gli ricordo l'illegalità diffusa nel quartiere, lo stato di abbandono del cuore della città “più cool”, lo sforzo nostro per tenere all'interno della legalità la nostra attività. Non gli dico di come ci si può sentire non solo abbandonati, ma anche vessati dalle istituzioni che dovrebbero sostenere le attività ancora vive nel centro storico. Lui nel frattempo trova la soluzione e redige il verbale. Sostiene che “in fondo è meglio che paghi io il verbale, perchè l'altra soluzione potrebbe essere quella di tirare in ballo il proprietario del locale”. Ma visto che per sostenere le spese del frazionamento dovrebbe sborsare qualcosa come 8-10 mila euro, potrebbe pure chiedermi di lasciare libero il negozio. Così rischierei di trovarmi in mezzo ad una strada. Un consiglio da dio. Sarà, ma sono ateo.
Mi comunica l'importo che dovrei pagare: tremila novanta nove e ottantuno euro.
Gli ottantuno centesimi mi fanno sorridere: mi sembrano ridicoli messi lì. Mi consiglia con fare amichevole di pagare entro trenta giorni. Mi chiede “Lei cosa dichiara?”, devono inserire la mia risposta nel verbale. Non so che dire, e sempre lui suggerisce “Mi metterò al più presto in regola”. Il suo collega trascrive la “mia” dichiarazione. Senza sapere se posso o no rifiutarmi di firmare firmo.
Mi danno la mia copia del verbale.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Si raccomanda, ancora, affinchè paghi entro la scadenza dei trenta giorni.
Mi porge la mano.Ci stringiamo la mano, ma solo al terzo tentativo sono riuscito a staccare la mano.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Sarà compassione buddista, la stretta di mano intendo. Quando le parole non hanno la forza per consolare, basta un tocco. Un braccio sulla spalla, una carezza o una stretta di mano prolungata. E con un gesto dire: ecco sono qui, sono qui con te.
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.
Esplodo dopo. E non mi ci soffermo.
Tutto il mio ottimismo è nei 19 centesimi che separano 3.100 da 3.099,81
Cazzo, tremila novanta nove e ottantuno euro.

A volte ci accadono avvenimenti che si ripetono a distanza di un certo tempo. Segnali del fato, coercizione a ripetere gli stessi errori, segnali ben precisi... coincidenze? Non saprei ma succede.

Succede che ...



(continua)

sabato 14 luglio 2007

I Maestri del colore: Degas


Il caffè – concerto agli Ambasciatori” (part.)di Edgar-Germain-Hilaire de Gas detto Degas (1834-1917)

venerdì 6 luglio 2007

Genova, mon amour

Genova.
Luglio 2001.
G8.
Due ore prima dell’irruzione alla Diaz.
Due poliziotti al telefono.
“Ho visto tutti ‘sti balordi, queste zecche del cazzo”
“Speriamo che muoiano tutti”
“Eh, sei simpatica”
“Tanto uno già beh gli altri...0-1 per noi”